Io torno, lui parte.
La casa è il testimone da scambiarci nella staffetta, e la "roba scout" è
ovunque. Sì, è tempo di campi estivi e di routes: zaini da fare, fatti,
disfatti, mucchi di biancheria a vari stadi del suo ciclo vitale: pulita,
sporca, lavata, stesa, ammucchiata in attesa di essere stirata.
Giornate calde e
serate solitarie (sono tornata dopo quindici giorni in tenda, Dama è partito
dopo di me e non tornerà prima di una settimana
- è in Route Nazionale con i più grandi, magari ne avete sentito parlare
al tg), trascorse a stirare quantità impressionanti di t-shirt oversize in
colori sgargianti, stampate con improbabili loghi in ricordo di campi o eventi
scout: per descriverle in breve sarà sufficiente dire che si tratta del capo
d'abbigliamento più importabile dell'universo, eccetto naturalmente che ai
campi scout, dove rappresentano il massimo del cool (con tanto di tendenze - al
momento dalle nostre parti va alla grande la maglietta ricordo del novantesimo
del gruppo scout: bramata ardentemente da chiunque non la possieda e stampata
in sei colori - gli intenditori hanno tutte e sei le versioni).
In Via delle Cose
Nuove la "roba degli scout" occupa una percentuale significativa sul
totale del nostro spazio vitale. E' un aspetto problematico della comunione dei
beni conseguente il nostro matrimonio: anni e anni di scoutismo hanno portato
ciascuno di noi ad accumulare separatamente tutto l'essenziale, tutto l'utile e
tantissimo inutile-mapotrebbesempreservire. E questo senza contare che Damiano ha un debole per l'oggettistica
tecnica stile Bear Grylls (un peccatuccio comune a molti scout di sesso
maschile): non è accettabile che esista qualcosa di veramente fico e
"wild" di cui lui non sia in possesso, tipo materiale per gli
acciarini (perché l'accendino bic è troppo mainstream quando devi cucinare
delle quaglie al cartoccio su un fuoco di bivacco), custodia plastificata per
la cartina, con laccio per appenderla al collo (perché non si sa mai, potresti
dover controllare la rotta in una bufera di neve, e allora ringrazierai di avere la cartina asciutta e a
portata di mano), gavette col fondo antiaderente (per perfetti risotti
liofilizzati in route), sacco-lenzuolo ("è come un sacco a pelo, ma per
l'estate!") e scarponi impermeabilizzati col grasso di foca (perché nulla
è paragonabile alla saggezza dei nostri antenati... beh, a parte il gore-tex). E
sorvolerò sul machete.
Poi è giunto il
momento di unire i rispettivi patrimoni. E la cosa ha assunto proporzioni
ridicole. Abbiamo interi set di scatole
ikea che contengono gavette, fornellini a gas con rispettive bombole, mantelle
impermeabili, bussole, cuscini gonfiabili, torce, ghette, cinghie di ricambio.
Abbiamo interi scaffali occupati da sacchi a pelo in gradazione da
"Comfort in Antartide" al summenzionato sacco-lenzuolo, materassini
autogonfianti, scarponi e zaini da trekking. Abbiamo interi scomparti del
guardaroba invasi dalle orride t-shirt, dai capi dell'uniforme, da tutta la
robaccia così vecchia e sciupata che "Uhm, darla alla Caritas sarebbe
offensivo… ehi, la tengo da parte per gli scout!": felpe slabbrate, tute
anni '80 in colori fluo, calzini grigiastri a furia di lavaggi sbagliati, jeans
in stadio terminale… ci siamo capiti. E siccome casa nostra è piena di libri,
abbiamo naturalmente un intero settore della libreria dedicato all'editoria
scout: dai manuali tecnici alle raccolte fotografiche, ai tomi di storia dello
scoutismo, ai volumi di pedagogia scout, all'opera omnia di Baden-Powell, il
fondatore. Potrei continuare (non ho citato il capitolo "ricordi,
ricordini & carabattole"), ma credo di aver reso l'idea a sufficienza.
Così, tra una
lavatrice e l'altra, con la testa piena delle immagini dei giorni trascorsi in
tenda con i miei Esploratori, riponendo il contenuto del mio zaino al suo posto
prendo nota senza volere degli spazi vuoti lasciati da Damiano che non c'è , e
percepisco la sua assenza attraverso la mancanza degli scarponi, della torcia, della
gavetta... E' bella questa Avventura, è bello che ciascuno di noi la viva per
sé, ma è un po' malinconico tornare a casa e dover aspettare per raccontare
tutte le mille cose che ci sono da raccontare.
Il lato positivo
però in fondo c'è: qualche giorno di respiro prima che con lui arrivi
l'ennesima mandata di magliette luride
da smaltire.
(Dile)
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