lunedì 11 agosto 2014

Roba da scout!



Io torno, lui parte. La casa è il testimone da scambiarci nella staffetta, e la "roba scout" è ovunque. Sì, è tempo di campi estivi e di routes: zaini da fare, fatti, disfatti, mucchi di biancheria a vari stadi del suo ciclo vitale: pulita, sporca, lavata, stesa, ammucchiata in attesa di essere stirata.
Giornate calde e serate solitarie (sono tornata dopo quindici giorni in tenda, Dama è partito dopo di me e non tornerà prima di una settimana  - è in Route Nazionale con i più grandi, magari ne avete sentito parlare al tg), trascorse a stirare quantità impressionanti di t-shirt oversize in colori sgargianti, stampate con improbabili loghi in ricordo di campi o eventi scout: per descriverle in breve sarà sufficiente dire che si tratta del capo d'abbigliamento più importabile dell'universo, eccetto naturalmente che ai campi scout, dove rappresentano il massimo del cool (con tanto di tendenze - al momento dalle nostre parti va alla grande la maglietta ricordo del novantesimo del gruppo scout: bramata ardentemente da chiunque non la possieda e stampata in sei colori - gli intenditori hanno tutte e sei le versioni).
In Via delle Cose Nuove la "roba degli scout" occupa una percentuale significativa sul totale del nostro spazio vitale. E' un aspetto problematico della comunione dei beni conseguente il nostro matrimonio: anni e anni di scoutismo hanno portato ciascuno di noi ad accumulare separatamente tutto l'essenziale, tutto l'utile e tantissimo inutile-mapotrebbesempreservire. E questo senza contare che  Damiano ha un debole per l'oggettistica tecnica stile Bear Grylls (un peccatuccio comune a molti scout di sesso maschile): non è accettabile che esista qualcosa di veramente fico e "wild" di cui lui non sia in possesso, tipo materiale per gli acciarini (perché l'accendino bic è troppo mainstream quando devi cucinare delle quaglie al cartoccio su un fuoco di bivacco), custodia plastificata per la cartina, con laccio per appenderla al collo (perché non si sa mai, potresti dover controllare la rotta in una bufera di neve, e allora ringrazierai di avere la cartina asciutta e a portata di mano), gavette col fondo antiaderente (per perfetti risotti liofilizzati in route), sacco-lenzuolo ("è come un sacco a pelo, ma per l'estate!") e scarponi impermeabilizzati col grasso di foca (perché nulla è paragonabile alla saggezza dei nostri antenati... beh, a parte il gore-tex). E sorvolerò sul machete. 

Poi è giunto il momento di unire i rispettivi patrimoni. E la cosa ha assunto proporzioni ridicole.  Abbiamo interi set di scatole ikea che contengono gavette, fornellini a gas con rispettive bombole, mantelle impermeabili, bussole, cuscini gonfiabili, torce, ghette, cinghie di ricambio. Abbiamo interi scaffali occupati da sacchi a pelo in gradazione da "Comfort in Antartide" al summenzionato sacco-lenzuolo, materassini autogonfianti, scarponi e zaini da trekking. Abbiamo interi scomparti del guardaroba invasi dalle orride t-shirt, dai capi dell'uniforme, da tutta la robaccia così vecchia e sciupata che "Uhm, darla alla Caritas sarebbe offensivo… ehi, la tengo da parte per gli scout!": felpe slabbrate, tute anni '80 in colori fluo, calzini grigiastri a furia di lavaggi sbagliati, jeans in stadio terminale… ci siamo capiti. E siccome casa nostra è piena di libri, abbiamo naturalmente un intero settore della libreria dedicato all'editoria scout: dai manuali tecnici alle raccolte fotografiche, ai tomi di storia dello scoutismo, ai volumi di pedagogia scout, all'opera omnia di Baden-Powell, il fondatore. Potrei continuare (non ho citato il capitolo "ricordi, ricordini & carabattole"), ma credo di aver reso l'idea a sufficienza.

Così, tra una lavatrice e l'altra, con la testa piena delle immagini dei giorni trascorsi in tenda con i miei Esploratori, riponendo il contenuto del mio zaino al suo posto prendo nota senza volere degli spazi vuoti lasciati da Damiano che non c'è , e percepisco la sua assenza attraverso la mancanza  degli scarponi, della torcia, della gavetta... E' bella questa Avventura, è bello che ciascuno di noi la viva per sé, ma è un po' malinconico tornare a casa e dover aspettare per raccontare tutte le mille cose che ci sono da raccontare.
Il lato positivo però in fondo c'è: qualche giorno di respiro prima che con lui arrivi l'ennesima  mandata di magliette luride da smaltire.
 (Dile)

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