venerdì 25 dicembre 2015

Natale

"Il Natale, per noi, nel Cristianesimo è diventato una cosa, in un certo senso, semplicissima. Ma, come tutte le verità della tradizione cristiana, esso è, in un altro senso, una cosa assai complessa. La sua unica nota è che esso tocca simultaneamente molte note: umiltà, gaiezza, gratitudine, paura mistica e anche attesa drammatica. E' non soltanto un'occasione per i pacifisti come per i gaudenti; è non solo una conferenza pacifista o una festa invernale scandinava. C'è in esso anche una sfida; qualche cosa che fa suonare bruscamente le campane a mezzanotte come i cannoni di una battaglia appena vinta. Tutta questa indescrivibile atmosfera natalizia pende in aria come una fragranza non ancora svanita dell'esultante esplosione di duemila anni fa in quell'ora unica sui colli della Giudea. Ma il sapore è nettamente riconoscibile; è qualche cosa di troppo sottile o di troppo solitario per essere reso da quel che intendiamo con la parola "pace". La gioia della grotta era simile all'allegria di una fortezza o di una tana di briganti; intesa nel suo vero significato, non sarebbe impertinente dire che era l'allegria di una trincea. (…)
Questo è forse il più grande dei misteri della grotta. E' evidente che, sebbene agli uomini sia stato detto di cercare l'inferno sotto la terra, in questo caso era il cielo che stava sotto la terra. In questa strana storia c'è come l'erompere del cielo. Questo è il paradosso della situazione: d'ora innanzi le idee più alte non potranno agire che dal basso."

(G. K. Chesterton, L'Uomo Eterno)

domenica 20 dicembre 2015

IL LIMONDINO. Uno strano coso nuovo


Questo "mandarino" è nato da un albero di limone. Il nostro.
Sembra incredibile ma è così. 
Stavo riponendo l'agrume nella sua serretta invernale, quando Dile mi fa: «Dama, ma quel limone è arancione».
Io naturalmente non mi ero accorto di niente (per chi si stesse chiedendo come mai, ecco la risposta), ma in effetti la forma poco ovale avrebbe dovuto suscitarmi qualche dubbio.
Ad ogni modo, fidandomi più del mio olfatto che della mia vista, l'ho annusato e mi sono ripreso: «Tranquilla Dile, lo senti che la scorza odora di limone? Sarà stato un caso, magari dovuto a qualche concime strano.... è solo un limone venuto male!».
Invece no.
Lì per lì lo abbiamo riposto in frigo, ma dopo un po' di giorni ci è venuta la curiosità e lo abbiamo assaggiato: è un mandarino aspro, il sapore è un mix tra quello del limone e quello del mandarino.
È un Limondino.

E la cosa non si è fermata: adesso i limondini sono tre!
Insomma, il nostro alberello, dopo tre anni di onoratissimo servizio, all'improvviso è impazzito, e ora produce metà limoni e metà "così nuovi".
Non ci credete vero? Allora guardate la foto della verità.

In alto a sx un limone, in basso a dx un limondino
Ora, chiedendo a amici e parenti agronomi, le possibili spiegazioni sono due:
1) Il limone era stato innestato su un portinnesto di mandarino, magari di una varietà non molto buona da mangiare ma resistente e adatta agli innesti. Dopo tre anni, da sotto il punto di innesto sono rispuntati dei rami della pianta originaria che hanno prodotto il mandarino asprognolo.
2) Per alcuni mesi abbiamo tenuto il limone accanto a un albero di mandarino. Il mandarino ha impollinato il limone, che così, per questa fioritura, ha prodotto alcuni frutti "incrociati".

Se è vera l'opzione 2, la pianta dalla prossima fioritura tornerà a produrre soltanto limoni: quindi addio limondini. 
Se è vera l'opzione 1, la pianta continuerà a produrre, da certi rami, i mandarini aspri.

Lo scopriremo solo vivendo (se i limondini non sono tossici), e tra qualche mese vi aggiorneremo sugli sviluppi della faccenda. Intanto, se avete qualche spiegazione alternativa o qualche approfondimento in merito, dite pure!

Per quanto ci riguarda, continuiamo a attestare la meraviglia per una natura che, dopo millenni, continua a stupire e interrogare l'uomo.











martedì 8 dicembre 2015

IL CAMBIO DELL'ARMADIO

Cari amici,
nell'attesa di elaborare una teoria convincente per una stranezza molto stranissima che è accaduta recentemente ad un alberello di via delle Cose Nuove – e che ovviamente sarà oggetto di un prossimo post –, oggi ho deciso di sviluppare un argomento che ho da molto tempo nella testa... e nella cartella del mio mac.
Stiamo parlando del cambio dell'armadio. 
Sì, lo so che è un po' tardi per parlarne, ma neanche poi troppo, visto che quest'anno abbiamo avuto temperature alte fino a metà novembre.... e soprattutto considerato che Dile lo ha finito praticamente l'altro ieri!
"Sì Dile, sto esagerando", va bene. 
Ma la differenza tra il mio cambio dell'armadio e il suo cambio dell'armadio è veramente notevole.
Non si tratta soltanto del tempo impiegato. È proprio una differenza di sostanza.
Per me il cambio dell'armadio è una cosa secondaria da fare quando ho una mezz'oretta di tempo, nell'arco di un mese. 
Ma per Dile è un rito.
Con delle regole precise, un suo tempo sacro, una richiesta di totale dedizione. 
Sia che si tratti della transizione da inverno a estate, sia viceversa, la scena iniziale è la stessa: torno a casa e trovo il letto pieno di vestiti.



Realizzo che il rito è iniziato. Io sono un estraneo, non posso capirlo, non ho nessun ruolo. "Ciao, sto facendo il Cambio dell'Armadio", dice la Sacerdotessa. La formula, tradotta, vuol dire "vattene"; e peraltro è proprio ciò che voglio fare (quando si dice il feeling matrimoniale!). 
Saluto ed esco dalla camera.
E non ci rientro fino alla sera.

Dopo una mezz'oretta inizia la musica sacra. Questa cambia a seconda che siamo in autunno o in primavera. In primavera si cominciano a sentire musiche allegre, che preludono a gonnelline, magliette corte, costumi da bagno... in autunno invece risuonano melodie cantautorali, più raccolte, più da casafuocolana. 
Ad ogni modo, Dile entra in trance sciamanico, e inizia a cantare mentre compie misterici gesti: organizza le cose per colore, ma anche per pesantezza, ma anche per lunghezza, ma anche per tipo di tessuto, ma anche per "serata elegante" o "festa casual" o "finto freak".
La combinazione di questi criteri così diversi forma un complicatissimo algoritmo, che la Cabala al confronto è un Sudoku livello 1. Solo lei lo conosce, solo la sua mente può gestirlo.

Finita la prima fase, inizia la seconda. Che consiste nel riporre gli indumenti della stagione che sta finendo nelle scatole. Anche qui la logica sfugge a chi non è addentro ai misteri: è impossibile che tutta quella roba entri in così poco spazio. Ma il miracolo, in qualche modo, le riesce.



Ed eccoci alla fase tre, che consiste finalmente nel mettere nell'armadio, adesso vuoto, i vestiti della nuova stagione. È in questo momento che un sorriso estatico comincia a dipingersi sul volto della Sacerdotessa. Essa pregusta la gioia immensa di potersi sbizzarrire con nuove mirabolanti combinazioni di indumenti, sempre adatte all'occasione. 
Perché il corpo di una donna è la sua bambola preferita.

Infine, Tutto è Compiuto.
Viene la sera, entro di nuovo in camera, il letto è tornato libero. 
Dile è spossata, come dopo una lunga e intensa fatica, ma contenta. Ha compiuto il suo dovere. Il rito è riuscito anche stavolta.
"Vado a farmi un tè e una doccia", dice. "Ok, io intanto vado a letto".
Non è vero. Faccio veloce il cambio dell'armadio, mettendo roba a casaccio qua e là, premendola a forza nelle scatole, piegandola come se stessi facendo la pasta per la pizza.
Quando torna ho già finito, possiamo andare a letto e dormire.

Perché domani, lei lo sa – e anche io –, c'è il cambio delle scarpe.