mercoledì 26 ottobre 2022

UNA COSA VERAMENTE NUOVA Ep. 3

Insomma siamo qua nei nostri dodici metri quadrati e c’è un bambino che dorme sul letto accanto al nostro. Noi cerchiamo di fare piano, ma anche se sono solo le 8 di sera tra un po’ mi sa che crolliamo a nostra volta. 

Gli ultimi tre giorni sono stati intensi. Troppo complessi per raccontarli. La strada è in salita ma per ora si cammina. Che vi possiamo dire? Gli piace la pasta. A dire il vero mangia di tutto senza farsi troppi problemi. Saluta tutto. Ciao ciao altalena. Ciao ciao statua di cavallo. Ciao ciao piccione. Ciao ciao giardinetti. Ciao ciao pipì (dopo aver tirato lo sciacquone). 

Ha imparato le prime parole italiane: acqua e “spento!” (anzi SPEN-TUO!), questo dopo aver spento la luce, gioco inesauribilmente divertente (almeno per lui) quindi prima che ripartiamo per l’Italia probabilmente manderemo in corto circuito il sistema elettrico del nostro cubicolo di 12 metri quadrati e a catena genereremo un blackout in tutta Taipei. Altra cosa che gli piace: la lavatrice, che come quasi tutti gli elettrodomestici quaggiù, produce musichette sia quando si accende che quando si spegne. Proprio musichette, non semplici bip, melodie di vari secondi. Ma non ci stupiamo troppo perché in questa città è tutto un trillare e scampanellare, dai tornelli della metro al camion della spazzatura che (non stiamo scherzando), suona “Per Elisa”. Sul serio. Tiritiritiri taratà, tarararì, tarararà…. 


Siamo stati allo zoo, che è grande e molto bello, immerso nella “giungla” che circonda la città, perché l’assistente sociale ci ha detto che voleva andarci. E quindi, zoo. Certo, dopo venti passi ha cominciato a chiedere “bao bao” (prendimi in collo). Non è un gran camminatore. Sul piano fisico, in effetti, è indietro su tutta la linea. Ma non è nemmeno una piuma, e quindi questo zoo ce lo siamo girati palleggiandocelo in braccio e vagando zavorrati dai daxiang (gli elefanti) alle changjinlu, anzi le CHANGJINLU CHANGJINLU CHANGJINLU!!!!!! (le giraffe). Niente comunque ha riscosso tanto entusiasmo quanto le galline che giravano libere all’ingresso dello zoo, inseguite in preda al terrore da una mandria di umani sotto i sette anni (Muji! Muji! MUJIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!).


Oggi invece, visto che c’era un sole stupendo, lo abbiamo fatto stancare a dovere al parco giochi, anche perché appunto ci hanno detto di puntare a fare “physical training” e allora via scivoli a ripetizione, corse varie, grandi scalate sul castelletto…. Forse è per questo che dorme, in effetti! È stato abituato a fare tante cose da sé, mangiare, mettersi i vestiti, asciugarsi i capelli col phon, buttare via gli innumerevoli fazzoletti che chiede ogni 5 minuti per pulirsi (eh vabbè, avremo tempo per parlargli di impatto ecologico!), addirittura piangere in silenzio poveretto, che  una cosa che spezza il cuore… speriamo di conservare il bene fatto, di non essere troppo diseducativi! e di fargli capire cosa è una famiglia, che è quello che deve veramente imparare. 

Ha vissuto in un mondo sempre poco prevedibile. Gli educatori vanno e vengono, gli amichetti durano per un po’, qualcuno va via e ne arrivano di nuovi. Quando Damiano è andato a comprare il latte sotto casa lui ha chiesto a Diletta, senza particolare sconcerto, ma con vera curiosità: “baba lai ma?” (più o meno “il babbo torna?”). 

Dovrà imparare che noi due saremo nei paraggi per un bel po’. Tipo per sempre. Insomma alla fine speriamo di fare il suo bene, come tutti gli altri genitori del mondo. Quale altra conclusione migliore? 




Per ora, da TaiPei è tutto. Non sappiamo se ci sarà un episodio 4, un po’ perché magari da domani saremo così cotti da dormire prima di lui la sera e così lui può fare la discoteca con le luci (ACCESUO, SPENTUO, ACCESUO, SPENTUO!), un po’ perché vogliamo conservarci queste cose e metabolizzarle per bene, e ci vuole del tempo.

Siamo in cammino, tutti e tre.





venerdì 21 ottobre 2022

UNA COSA VERAMENTE NUOVA Ep. 2

Avete mai sentito qualche vostro amico che vi dice “quest’anno vado in vacanza a Taiwan?” Noi no.


E beh, a torto o a ragione, qua di turisti occidentali ce ne sono in effetti pochissimi. Damiano, coi suoi capelli rossi, viene guardato come fosse un alieno! In questi 4 giorni avremmo visto sì e no 8 turisti non asiatici, e pensate che siamo stati pure al Museo Nazionale del Palazzo (stupendo, tra parentesi) che per fama è tipo gli Uffizi! E’ come se agli Uffizi non ci fosse nessun visitatore di etnia cinese, così per darvi un’idea.


Insomma, l’esperienza è veramente genuina. E forse è per questo che qua sono tutti gentilissimi con noi: perché in Italia i turisti sono tanti e ci stanno un po’ sui maroni, mentre qua siamo una specie rara, ci vedono spaesati e… beh il colmo è questo: oggi un tizio ha acceso un bus apposta per noi e ci ha portati dove volevamo. Avevamo semplicemente chiesto a una stazione di bus quale linea dovevamo prendere per andare verso lo zoo (dove sapevamo ci sarebbe stata una fermata della metro, a cui ormai siamo affezionati), e questi invece, dopo aver capito la nostra richiesta (cioè dopo 10 minuti buoni), hanno confabulato un po’ finché è arrivato un autista che ci ha fatto cenno di seguirlo, ha acceso un bus e ci ha portati a destinazione, ovviamente gratis. Vi immaginate in Italia se facessero così coi turisti?

Sono veramente gentili, ospitali, e ridono e scuotono le mani ai nostri “xiexie” (grazie). A volte non serve nemmeno chiedere. Ti vedono consultare una cartina o grattarti la testa di fronte a un cartello scritto solo in caratteri cinesi e si avvicinano e vogliono aiutarti, anche se magari non parlano inglese. Poi se ne ferma un altro e un altro e in breve un intero capannello discute in cinese intorno a te. In qualche modo la soluzione arriva.
Ieri siamo andati in un quartiere ultra popolare, con case cadenti e tettoie di lamiera (ma magari nei garage vedi parcheggiate le mercedes). Ci siamo arrivati con una linea della metropolitana talmente moderna, enorme e pulita da sembrare una navetta intergalattica, con la stazione che si erge in mezzo a ettari spianati di recente per costruire altri grattacieli. Dentro un mercato stretto tra case e tendoni, sempre un po’ marcescenti e verdognoli perché qui è SEMPRE umido, tra banchi carichi di frutta, verdura e tranci di carne siamo approdati a una piccola parrocchia retta da sacerdoti italiani, che ci hanno accolto a casa loro e ci hanno fatto i passatelli in brodo. E ci hanno donato pasta e passata di pomodoro da portare a casa. E uno di loro fumava persino la pipa e Damiano ha potuto fumare, quindi, come direbbe Manzoni, la c’è, la Provvidenza. 



Altro servizio impagabile, ci hanno aiutato a localizzare un VERO supermercato, perché finora intorno al nostro appartamento e in generale in centro avevamo trovato solo minimarket. Uno ogni cinque metri, letteralmente, ma vendevano solo cibo precotto non sempre identificabile, o patatine e biscotti o frutta tagliata a pezzi in contenitori di plastica. Finalmente abbiamo fatto una vera spesa, perché ok, lo street food è delizioso, ma non di sola soia vive l'uomo.


Qui vivono anche di strambi frutti tipo questi:






Un'altra esperienza degna di nota è stata a Maokong, una località “montana” (diciamo collinare) appena fuori Taipei, a cui si arriva con una funivia. E’ famosa per le piantagioni di tè, e infatti è piena di case da tè, sparse tra le colline e seminascoste nella rigogliosa boscaglia che qui mangia ogni cosa appena finisce il cemento. 
Noi ne abbiamo scelta una con tavolini all’aperto e siamo stati muniti di tutto l’armamentario per prepararci il tè da soli. Incluse le tazze per annusare, che servono solo ad annusare, tipo sommelier: per berlo, il tè va poi travasato nelle tazze fatte appunto per bere. Sparsi qua e là, rubinetti d’acqua calda a cui tornare a riempire il bollitore, e si può andare avanti anche per tutto il pomeriggio, ordinando magari qualcosa da mangiare. Ci siamo goduti l’aria pulita, la vista sui ripidi versanti coperti da una giungla fittissima, l’atmosfera tranquilla e la vista di questa città sterminata dall’alto.



Sì, lo sappiamo che a questo punto comincerete a chiedervi: ma il pargolo? Il pargolo non lo vediamo fino a lunedì per via della politica anti-Covid che è molto severa (almeno sulla carta). Quindi questa settimana non possiamo far altro che esplorare, fare i turisti alieni che corrono nei parchi mentre tutti intorno praticano yoga o tai-chi, e imparare a muoverci e prepararci come possiamo (cioè poco) a quello che sarà l’incontro e il periodo più denso e impegnativo della nostra vita.


lunedì 17 ottobre 2022

UNA COSA VERAMENTE NUOVA Ep. 1

Vabbè, lasciamo perdere cosa è successo dal 2018 ad oggi. È successo veramente di tutto, ma di tutto: cose belle, cose brutte, e una cosa veramente nuova. Così, siamo a Taipei per adottare un bambino, e ci sembrava abbastanza assurdo da raccontarlo.



Non so com’è, ma eravamo seduti alla fine di un sabato mattina quasi normale nel nostro giardino di ottobre e guardavamo la nostra vecchia vita e ci dicevamo cose piccole, cose di tutti i giorni. Era come essere seduti a gambe penzoloni sull’orlo di un burrone, anche se eravamo nel nostro giardino.
E poi sono arrivati i miei genitori per portarci all’aeroporto. Così in un attimo eravamo in viaggio verso questo futuro così enorme, mentre un minuto prima il nostro giardino era così piccolo. Piccolissimo.

Abbiamo volato attraverso la notte, e quando è sorto il sole era ancora notte sull’aereo, tutti dormivano o tentavano di farlo, con i finestrini oscurati e, complice il fuso, ci siamo persi un giorno. Così siamo atterrati che era già tramontato il sole, e Taipei sembrava una specie di città post apocalittica alla Blade Runner, con i grattacieli, le insegne al neon e la pioggia infinita. Tranne che era una città post apocalittica dove tutti sono gentili e sorridono nervosamente e chinano il capo. Ma forse eravamo noi i post apocalittici. Con la nostra vita alle spalle e l’ignoto di fronte.



Comunque, dopo aver faticosamente raggiunto una doccia e un letto; a un certo punto della notte, quando mi sono svegliata per il jet lag alle 3 e non dormivo, mi è venuto persino il pensiero che il sole non sarebbe sorto mai più, visto che eravamo al buio da boh, un numero imprecisato di ore. Poi naturalmente è sorto (e io ero ancora sveglia) e così dalla finestra del nostro alloggio al diciottesimo piano di un grattacielo davanti alla stazione centrale di Taipei ho potuto vedere i riquadri marrone della parete del grattacielo accanto e mi sono tranquillizzata.
Non era un granché come vista, ma almeno c’era ancora il mondo intorno a noi. Siamo scesi a vedere come fosse questa strana città ad altezza d’uomo e con un po’ di luce e… rimane abbastanza strana! Anche se in modo diverso dalla prima sera.

Anzitutto c’è un bel parco proprio vicino a noi, con alberi maestosi e lussureggianti (che ci ricordano che siamo ai Tropici), e poi ci sono un sacco di colori e odori. Su tutto, la salsa di soia, che ok sul sushi a casa una volta o due al mese fa molto esotico, ma qua sembra che pure lo smog odori di soia.

Forse sarà perché i motorini viaggiano accanto ai chioschi, così, tutto per strada, prima vedi un chiosco che bolle strani zamponi in una miscela brodosa, poi ti passa un motorino accanto, poi ti giri e vedi un anziano che gioca a tetris con un vecchio arcade sul marciapiede, con accanto un negozio di pedicure pieno di signore e signori di mezza età e più in là una bottega di agopuntura… il mercato di Taipei è così, e lo chiamano mercato notturno perché si anima quando qua cala il buio, ovvero intorno alle 18.



Tra i palazzi si alternano MacDonald e templi, alcuni piccolissimi con soltanto un piccolo altare e qualche bastoncino di incenso, altri luccicanti e dorati e a più piani, con all’interno delle cascate: sono buddisti o taoisti o della religione traduzionale cinese, o un mix di tutte queste cose! Non importa, qua ognuno ha almeno un dio o una dea da venerare, e in effetti abbiamo visto tanta gente di tutte le età, con le offerte votive più svariate (inclusi pacchetti di patatine) chiedere grazie o buona sorte per sé e i propri cari, o divinare il futuro lanciando tessere a mezzaluna a terra.

Dopo tutto questo insieme di odori, colori, gente, simboli, tutto caotico e affascinante, prendiamo la Metro e… sembra di essere a Londra, anzi meglio. Pulita, larga, veloce, funzionale, impersonale.

Anche questo, forse, fa parte dei tanti contrasti di questo paese, sospeso tra Oriente e Occidente.

E pure noi lo siamo, adesso. E ci lasciamo dondolare un po’ da questa atmosfera.