venerdì 21 ottobre 2022

UNA COSA VERAMENTE NUOVA Ep. 2

Avete mai sentito qualche vostro amico che vi dice “quest’anno vado in vacanza a Taiwan?” Noi no.


E beh, a torto o a ragione, qua di turisti occidentali ce ne sono in effetti pochissimi. Damiano, coi suoi capelli rossi, viene guardato come fosse un alieno! In questi 4 giorni avremmo visto sì e no 8 turisti non asiatici, e pensate che siamo stati pure al Museo Nazionale del Palazzo (stupendo, tra parentesi) che per fama è tipo gli Uffizi! E’ come se agli Uffizi non ci fosse nessun visitatore di etnia cinese, così per darvi un’idea.


Insomma, l’esperienza è veramente genuina. E forse è per questo che qua sono tutti gentilissimi con noi: perché in Italia i turisti sono tanti e ci stanno un po’ sui maroni, mentre qua siamo una specie rara, ci vedono spaesati e… beh il colmo è questo: oggi un tizio ha acceso un bus apposta per noi e ci ha portati dove volevamo. Avevamo semplicemente chiesto a una stazione di bus quale linea dovevamo prendere per andare verso lo zoo (dove sapevamo ci sarebbe stata una fermata della metro, a cui ormai siamo affezionati), e questi invece, dopo aver capito la nostra richiesta (cioè dopo 10 minuti buoni), hanno confabulato un po’ finché è arrivato un autista che ci ha fatto cenno di seguirlo, ha acceso un bus e ci ha portati a destinazione, ovviamente gratis. Vi immaginate in Italia se facessero così coi turisti?

Sono veramente gentili, ospitali, e ridono e scuotono le mani ai nostri “xiexie” (grazie). A volte non serve nemmeno chiedere. Ti vedono consultare una cartina o grattarti la testa di fronte a un cartello scritto solo in caratteri cinesi e si avvicinano e vogliono aiutarti, anche se magari non parlano inglese. Poi se ne ferma un altro e un altro e in breve un intero capannello discute in cinese intorno a te. In qualche modo la soluzione arriva.
Ieri siamo andati in un quartiere ultra popolare, con case cadenti e tettoie di lamiera (ma magari nei garage vedi parcheggiate le mercedes). Ci siamo arrivati con una linea della metropolitana talmente moderna, enorme e pulita da sembrare una navetta intergalattica, con la stazione che si erge in mezzo a ettari spianati di recente per costruire altri grattacieli. Dentro un mercato stretto tra case e tendoni, sempre un po’ marcescenti e verdognoli perché qui è SEMPRE umido, tra banchi carichi di frutta, verdura e tranci di carne siamo approdati a una piccola parrocchia retta da sacerdoti italiani, che ci hanno accolto a casa loro e ci hanno fatto i passatelli in brodo. E ci hanno donato pasta e passata di pomodoro da portare a casa. E uno di loro fumava persino la pipa e Damiano ha potuto fumare, quindi, come direbbe Manzoni, la c’è, la Provvidenza. 



Altro servizio impagabile, ci hanno aiutato a localizzare un VERO supermercato, perché finora intorno al nostro appartamento e in generale in centro avevamo trovato solo minimarket. Uno ogni cinque metri, letteralmente, ma vendevano solo cibo precotto non sempre identificabile, o patatine e biscotti o frutta tagliata a pezzi in contenitori di plastica. Finalmente abbiamo fatto una vera spesa, perché ok, lo street food è delizioso, ma non di sola soia vive l'uomo.


Qui vivono anche di strambi frutti tipo questi:






Un'altra esperienza degna di nota è stata a Maokong, una località “montana” (diciamo collinare) appena fuori Taipei, a cui si arriva con una funivia. E’ famosa per le piantagioni di tè, e infatti è piena di case da tè, sparse tra le colline e seminascoste nella rigogliosa boscaglia che qui mangia ogni cosa appena finisce il cemento. 
Noi ne abbiamo scelta una con tavolini all’aperto e siamo stati muniti di tutto l’armamentario per prepararci il tè da soli. Incluse le tazze per annusare, che servono solo ad annusare, tipo sommelier: per berlo, il tè va poi travasato nelle tazze fatte appunto per bere. Sparsi qua e là, rubinetti d’acqua calda a cui tornare a riempire il bollitore, e si può andare avanti anche per tutto il pomeriggio, ordinando magari qualcosa da mangiare. Ci siamo goduti l’aria pulita, la vista sui ripidi versanti coperti da una giungla fittissima, l’atmosfera tranquilla e la vista di questa città sterminata dall’alto.



Sì, lo sappiamo che a questo punto comincerete a chiedervi: ma il pargolo? Il pargolo non lo vediamo fino a lunedì per via della politica anti-Covid che è molto severa (almeno sulla carta). Quindi questa settimana non possiamo far altro che esplorare, fare i turisti alieni che corrono nei parchi mentre tutti intorno praticano yoga o tai-chi, e imparare a muoverci e prepararci come possiamo (cioè poco) a quello che sarà l’incontro e il periodo più denso e impegnativo della nostra vita.


1 commento:

  1. Buon pomeriggio, ciao Diletta, sono Nicoletta Alamanni. Sto "divorando" i vostri post. Sono fantastici! Scrivete da Dio ed è un grande piacere leggervi. Vi avevo già spedito un messaggio nel quale suggerivo di raccogliere queste memorie per poi scrivere un libro. Troppo belle, emozionanti ed interessanti.Vi rinnovo l'appello e vi auguro un buon soggiorno ma soprattutto auguro ad entrambi di fare tesoro di questa importante esperienza di vita. Un libro può essere di aiuto ad altri. Un abbraccio e buona vita! Un bacino al piccolo! Ah scusate l'intrusione, ma non ho resistito!

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