lunedì 17 settembre 2018

IMPRESSIONI (agricole) DI SETTEMBRE

Quest’anno non ho fatto il consueto post sull’orto estivo, perché, lo confesso, è venuto male. 
Non il post, proprio l’orto!

Non so perché, non è che abbia fatto molto di diverso dagli scorsi anni, ma sono venuti pochi pomodori, poche zucchine, pochi peperoni…. in compenso molti cetrioli, ma i cetrioli non sono trendy, e sono pure troppo acquosi. C’è stato un momento di grandioso successo in cui il mandorlo ha finalmente restituito un bel po’ di dolci frutti dopo anni, ma per il resto è stato un fallimento. (Dile non ha infierito, da brava moglie che si accorge della frustrazione del marito che si crede un agricoltore).
Tuttavia, mi son detto che la mancanza di un post sui frutti di agosto poteva essere un’opportunità per farne uno su quelli di settembre!

Settembre è un mese strano, un mese-soglia: qualcosa finisce (l’estate, le vacanze, le giornate lunghe) e qualcosa ricomincia (l’anno scolastico, le attività delle varie associazioni, la quotidianità in generale). E per l’uomo è così perché egli ricalca i ritmi della natura: anche per le piante questo periodo è di passaggio. Dopo il risveglio primaverile e l’abbondanza succosa dell’estate, la stagione lascia il passo lentamente a colori più tenui, sapori più complessi, tempi più lunghi…. fino alla nostalgia autunnale e al riposo dell’inverno.
I frutti di settembre sono come le persone mature che si avviano alla vecchiaia: hanno una vita ricca dietro di sé, e non si lasciano conoscere facilmente, ma se si ha pazienza e costanza se ne scopre il valore, la dolcezza e l’unicità.

Prendiamo ad esempio quello che nasce qua in via delle Cose Nuove: melograni, noci, semi di finocchietto. Sono cose che già di per sé non sanno di gioventù: hanno qualche ruga (le noci), qualche spina (il melograno), devono essere lasciati seccare (il finocchietto); necessitano di un certo lavorìo per essere raccolti (le noci), per essere mangiati (il melograno), per essere pronti all’uso (il finocchietto).
Persino nei loro colori – che anche un daltonico come me riesce a percepire, talvolta – sono tenui, sfumati, e insieme rustici. Guardateli, già da appena colti sembrano un quadro di natura “morta”:


Eppure, sono anche gustosi, versatili, e abbondanti: l’albero delle noci quest’anno in particolare è stracarico, il finocchietto (che praticamente è una pianta infestante) arricchisce generosamente arrosti e tisane, e il melograno ha un succo dolcissimo e sanissimo.

Ah, quasi dimenticavo, poi c’è lei. Che non cresce  nel nostro orto, ma nel campo di mio padre.


L’uva è la regina dell’autunno. Sta a settembre come il pomodoro a agosto.
E ci dà quel vino che è come il dono più maturo dell’estate che finisce: nei giorni brevi e freddi dell’inverno, ci ricorderà la gioia e l’allegria del sole d’agosto.