giovedì 12 giugno 2014

Il Salvatempo

 


 Ah, il Salvatempo*. Cosa ci potrebbe essere di meglio del Salvatempo? Innanzitutto, il nome, così intrigante, così pieno di sottintesi e di promesse. Salvare il Tempo, ma vi rendete conto? Invece di perderlo come succede in continuazione: cosa si può chiedere di più da una spesa settimanale che il compito di Salvare il nostro Tempo?
C'è, già all'inizio, il carisma accattivante della sua catchphrase: "Ciao, Diletta. Fai la spesa con me".
Poi c'è il fascino. Il Salvatempo è così Giovane, così Moderno, così Pratico, che averlo lì, appollaiato come un fedele pappagallino sul manico del carrello è di per sé un incentivo all'autostima, mette su un piedistallo dal quale guardare con sprezzo e compassione gli Altri, quelli che ancora non sono entrati nella luce del Salvatore del Tempo, ed arrancano ciechi e senza guida nei meandri del supermercato, deponendo oggetti alla rinfusa nel loro carrello non redento, non autonomo, bisognoso di essere passato al vaglio alle casse prodotto per prodotto. Io no, non più -io sono una donna Giovane, Moderna e Pratica che ha fatto della spesa un'Arte, che redige le liste della spesa elencando le cose da comprare nell'ordine in cui le incontrerà nel negozio, che depone i prodotti scelti non sul fondo del carrello, ma in Sporte Riutilizzabili Ecologiche aperte nel carrello, già divisi per genere, e già battezzati dalla lucetta rossa sparata dal Salvatempo. Al termine del mio passaggio attraverso il caos di un grande supermercato, tra madri che si contendono assatanate l'ultimo Kinder Bueno in offerta speciale per la merenda dei pargoli, vecchietti che spintonano nel corridoio dei surgelati come se non ci fosse un domani, buzzurri che caricano il carrello di buste di pancarrè scontati traendoli da mucchi sui quali campeggia la scritta "Massimo tre confezioni per Carta Socio", insomma, oltre la valle oscura delle passioni umane, guidata dalla pacata razionalità della Spesa col Salvatempo, giungo alle casse speciali (in genere prive di coda), sbrigo la formalità del pagamento senza disfare il carrello e me ne esco a testa alta, più Giovane, Moderna e Pratica che mai.
Certo, possono anche capitare degli inconvenienti.
Per esempio, talvolta il prezioso complice della nostra spesa ha qualche difficoltà a leggere i codici a barre, soprattutto se si trovano stampati su superfici non perfettamente piatte e rigide. Così si è costretti ad ingegnarsi, cambiare angolazione, rigirare il prodotto da leggere, stendere con le dita il codice, insomma, improvvisare un balletto talvolta poco dignitoso fino a che il bip tanto atteso ci comunica l'avvenuto riconoscimento. Certo, fastidioso, ma cosa volete che sia?
Poi ci sono i dubbi, i terribili dubbi. Anche se il Salvatempo ci ha introdotti nel mondo dello Spesismo Adulto, in cui l'autodeterminazione è tutto, così come la responsabilità personale, è difficile reprimere il dubbio che qualcosa delle nostre deplorevoli abitudini precedenti sia rimasta in noi, e che senza avvedercene si siano fatti scivolare nel carrello acquisti non legittimati dalla Luce Rossa. Allora si scorre indietro freneticamente l'elenco delle cose vidimate, impalati vicino ai sottaceti: "Oddio, la ricotta l'avrò segnata? Sì, sì, ecco. E la pasta sfoglia? E il tonno in scatola? Qui risulta due confezioni, non ne avevo prese tre?" … e via a rovistare nelle un tempo ordinatissime Sporte Riutilizzabili Ecologiche, in cerca di conferme, riducendole presto ad un ammasso di roba alla rinfusa.
Un po' scombussolati, ma tutto sommato ancora sereni, procediamo alla volta della colla di pesce. Qui, il codice a barre non si trova da nessuna parte, né sopra né sotto né di lato: la confezione è tutta lodi per la bontà del prodotto e istruzioni d'uso, senza altri segni. Possibile? La colla di pesce è forse immune alle spietate leggi del commercio? Si può entrarne in possesso solo tramite baratto? E' in regalo? Sembra di no, visto che lo scaffale in cui è posizionata reca bene in vista prezzo e codice. In un impeto di indipendenza, proviamo a leggere il codice dello scaffale. Con orrore, il Salvatempo si sgomenta, appare una faccia triste, la sentenza senza appello: "Prodotto sconosciuto, rivolgersi al personale". Come, sconosciuto? Ma soprattutto, come rivolgersi al personale? Cos'è quest'eresia nella religione del fai-da-te-la-spesa, un'eresia professata dal Messia stesso?! Un sacro orrore ci lascia tremanti, annichiliti, la nostra fede destabilizzata, messa a dura prova. Svuotati di energia, lasciamo mestamente perdere la colla di pesce e ci dirigiamo alle casse.
Le casse speciali, le casse Salvatempo. Ma, in pieno Crepuscolo degli Dei, il colpo più terribile sta per arrivare. Sul monitor della cassa lampeggia: "Per proseguire, rivolgersi al personale". Siamo stati selezionati per la revisione a campione della spesa.

(Dile)

*Per chi non lo sapesse, il Salvatempo è un lettore portatile di codici a barre che permette al cliente di vidimarsi la spesa da solo, mentre la fa, in uso nel supermercato da noi frequentato più spesso.

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