domenica 5 novembre 2017

THANK YOU FOR SMOKING (the pipe).





È da tanto tempo che voglio scrivere un post sulla mia passione per la pipa, e adesso è arrivato il momento!
(Ah, disambiguiamo una volta per tutte il termine: per tutto il post “pipa” sarà usato per significare l’oggetto che si fuma ;)

Spesso, scherzando amici e conoscenti, dico che non è che fumo la pipa perché faccio il filosofo, ma il contrario: ho scelto di fare filosofia perché fumavo la pipa.
In effetti, il mio legame con questo magico oggetto nasce quando ancora ero piccolo: mio padre aveva una bella serie di pipe di radica, e spesso, prima di fumarne una, me la faceva caricare col tabacco, insegnandomi i rudimenti di questa tecnica in maniera didatticamente assai efficace: “Devi premere il primo strato di tabacco con la tua forza, il secondo come se lo premesse la mamma, poi un po’ più forte come il babbo, poi fortissimo come un elefante… e infine metti un pizzichino di tabacco come se ce lo mettesse il tuo fratellino!”.
Spesso, alla fine di questo rito, mi faceva anche fare un piccolo tiro, con solerti rimproveri di mia madre (che però poi si fumava le sigarette!).

Non che stia rimproverando mio padre per avermi iniziato al fumo, tutt’altro… lo ringrazio per avermi iniziato al VERO fumo!

Infatti, quando, tra adolescenti, cominciarono a girare pacchi su pacchi di sigarette, e anche altro, io avevo una forte arma di resistenza … anche solo per il fatto di non saper tirare!!

Sapevo pero “tirarmela”, e mi piaceva fare l’originale con la pipa: così, a un certo punto, decisi che non avrei fumato altro che la pipa!! (anche se, confesso, qualche trasgressione ancora la faccio, specie con i sigari)
Non che fossi diventato un esperto fumatore di pipa, tutt’altro: era il far west. Ci buttavo dentro di tutto, dalla salvia ai papaveri (ricordo di una volta in cui fumai… l’ortica), la pulivo nei modi più eterodossi (miele, acqua, alcol), e me ne costruivo di mie assolutamente impresentabili, ma leggendarie – come quando ce ne fabbricammo una a testa con i membri della band metal, utilizzando il sambuco che si trovava nei pressi della sala prove (ovvero nei campi del padre del bassista).

Ma poi, sbagliando e risbagliando, tra un attacco di singhiozzo e una doccia di tabacco soffiato fuori dal fornello, piano piano ho scoperto come trattare la pipa. Perché, capite, si tratta di un rapporto bello, duraturo e faticoso, come nelle vere storie d’amore: certo, un rapporto un po’ più licenzioso e poligamico che con le donne, ma molto più fedele e saldo che con le consumistiche sigarette “usa e getta”, specchio della nostra società.

Bisogna prendersi cura delle proprie pipe, conviverci, non stressarle troppo, dedicarci tempo, saperle maneggiare, sapere come farle accendere, godersele lentamente, sapere quando smettere… queste sì che sono metafore erotiche, altro che il banale doppio senso!
Ho scoperto come pulirle per bene (utilizzando propriamente lo scovolino e l’attrezzino), come accenderle senza farle bruciare troppo (con il fiammifero orizzontale), quanto e come tirare per non consumare troppo presto il tabacco rovinandone il sapore, e tante altri piccoli segreti che solo chi si innamora della pipa potrà apprezzare.

Perciò, per fare innamorare anche voi, enumererò i vantaggi e i pregi del fumare la pipa, sperando che possiate incuriosirvi e provare, ed entrare così nella setta degli Illuminanti.

Le citazioni che seguono, intercalando le mie riflessioni, sono tratte da “La mia Pipa” di Giuseppe Bozzini, vera Bibbia per i fumatori di pipa, che mi hanno regalato alcuni miei amici, e che mi ha convinto infine a scrivere questo post.

-       Ogni pipa è unica. «La sigaretta è anonima, standardizzata; la pipa ha una sua personalità (e prolunga quella del fumatore), uno sviluppo nella sua durata, ha per esempio un’eta, ci si “dialoga” […] non ce n’è una uguale all’altra, sia per la radica, sia per la lavorazione, ma anche per carattere e “rendimento”». È proprio così, e aggiungo che non ci sono solo le pipe di radica: nel mio piccolo harem ho anche una bellissima pipa in legno di pesco fatta da mio zio, una stupenda pipa regalatami da Dile in “schiuma di mare” (un silicato estratto in Turchia e lavorato al tornio, per lo più in Austria), che tira benissimo, e una simpatica “CornCob” in granoturco (sì, quella di Braccio di Ferro). E la radica stessa è tutto un mondo: si tratta dell’escrescenza – forse una specie di malattia – della radice dell’erica selvatica, lavorata dopo alcuni anni, che oltre a essere molto resistente presenta delle venature assolutamente uniche e molto calde. Ogni volta che volete fumare la pipa, potete scegliere quella che più vi si confà in quel momento… anzi, sarà la pipa a scegliere voi.



-       La pipa è ecologica, e meno dannosa per la salute di ogni altro tipo di fumo. «I pochi residui che lascia sono biodegradabili», altro che mozziconi indistruttibili. «Natura viva nel legno, natura un po’ manipolata nel tabacco […] Con la pipa si sente in mano qualcosa che è rimasto vivo, che nel fitto disegno delle fibre e dei nodi parla agli occhi e al cuore con la voce della natura». Rispetto alla sigaretta e ai sigari, fa sicuramente meno male alla salute del corpo: non si fuma la carta, non si inala il fumo, i polmoni e i bronchi non vengono intossicati. Insomma, «se il tabacco può far morire, aiuta però a vivere». E rispetto alle droghe, fa sicuramente meno alla salute del cervello, pur donando una piacevole sensazione di evasione. «Ai giovani che fossero tentati dalle droghe, un suggerimento: provate la pipa. Vi può dare tutto quello che cercate nella droga, e senza pericolo: un “viaggio” delizioso, ma sereno e privo di rischi».

-       La pipa è contestatrice ma rilassante. Certo, segue certi trend, come quello del bricolage e del fai-da-te (ci sono un sacco di begli aggeggini da poter comprare per pulirla, lucidarla, ripararla…), ma nella sua sostanza è un vigoroso grido di protesta contro la frenesia, la massificazione, l’artificialità, la superficialità del nostro tempo. Fumare la pipa «significa partecipare, sia pure inconsciamente, a un rito che risale alle età primitive, perpetuare il culto del fuoco. È interiorizzazione. Ha il passo, il ritmo dell’uomo e non il moto artificiosamente accelerato della macchina. Nella pipa c’è il simbolo dei rapporti dell’uomo con gli elementi primordiali e le sue radici. C’è spiritualità: il fumo ha sempre fatto parte di tutte le religioni, ha sempre rappresentato il viaggio dello spirito umano verso il cielo, verso la divinità». Fumare la pipa induce a meditare, a prendersi del tempo per pensare, a indugiare sul senso della vita, dell’esserci, del fumare stesso.
Perché il pensiero è la sublimazione eterea della mente, come il fumo del tabacco.

Perciò prendetevi del tempo per fumare la pipa, e ne guadagnerete in profondità e qualità della vita (anche se forse non in durata). ;)




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