È da tanto tempo che voglio scrivere un
post sulla mia passione per la pipa, e adesso è arrivato il momento!
(Ah, disambiguiamo una volta per tutte il
termine: per tutto il post “pipa” sarà usato per significare l’oggetto che si
fuma ;)
Spesso, scherzando amici e conoscenti,
dico che non è che fumo la pipa perché faccio il filosofo, ma il contrario: ho
scelto di fare filosofia perché
fumavo la pipa.
In effetti, il mio legame con questo
magico oggetto nasce quando ancora ero piccolo: mio padre aveva una bella serie
di pipe di radica, e spesso, prima di fumarne una, me la faceva caricare col
tabacco, insegnandomi i rudimenti di questa tecnica in maniera didatticamente assai
efficace: “Devi premere il primo strato di tabacco con la tua forza, il secondo
come se lo premesse la mamma, poi un po’ più forte come il babbo, poi fortissimo
come un elefante… e infine metti un pizzichino di tabacco come se ce lo mettesse
il tuo fratellino!”.
Spesso, alla fine di questo rito, mi
faceva anche fare un piccolo tiro, con solerti rimproveri di mia madre (che
però poi si fumava le sigarette!).
Non che stia rimproverando mio padre per
avermi iniziato al fumo, tutt’altro… lo ringrazio per avermi iniziato al VERO
fumo!
Infatti, quando, tra adolescenti,
cominciarono a girare pacchi su pacchi di sigarette, e anche altro, io avevo una
forte arma di resistenza … anche solo per il fatto di non saper tirare!!
Sapevo pero “tirarmela”, e mi piaceva fare
l’originale con la pipa: così, a un certo punto, decisi che non avrei fumato
altro che la pipa!! (anche se, confesso, qualche trasgressione ancora la
faccio, specie con i sigari)
Non che fossi diventato un esperto
fumatore di pipa, tutt’altro: era il far west. Ci buttavo dentro di tutto,
dalla salvia ai papaveri (ricordo di una volta in cui fumai… l’ortica), la
pulivo nei modi più eterodossi (miele, acqua, alcol), e me ne costruivo di mie
assolutamente impresentabili, ma leggendarie – come quando ce ne fabbricammo
una a testa con i membri della band metal, utilizzando il sambuco che si
trovava nei pressi della sala prove (ovvero nei campi del padre del bassista).
Ma poi, sbagliando e risbagliando, tra un
attacco di singhiozzo e una doccia di tabacco soffiato fuori dal fornello, piano
piano ho scoperto come trattare la pipa. Perché, capite, si tratta di un
rapporto bello, duraturo e faticoso, come nelle vere storie d’amore: certo, un
rapporto un po’ più licenzioso e poligamico che con le donne, ma molto più fedele
e saldo che con le consumistiche sigarette “usa e getta”, specchio della nostra
società.
Bisogna prendersi cura delle proprie pipe,
conviverci, non stressarle troppo, dedicarci tempo, saperle maneggiare, sapere
come farle accendere, godersele lentamente, sapere quando smettere… queste sì
che sono metafore erotiche, altro che il banale doppio senso!
Ho scoperto come pulirle per bene
(utilizzando propriamente lo scovolino e l’attrezzino), come accenderle senza
farle bruciare troppo (con il fiammifero orizzontale), quanto e come tirare per
non consumare troppo presto il tabacco rovinandone il sapore, e tante altri
piccoli segreti che solo chi si innamora della pipa potrà apprezzare.
Perciò, per fare innamorare anche voi,
enumererò i vantaggi e i pregi del fumare la pipa, sperando che possiate
incuriosirvi e provare, ed entrare così nella setta degli Illuminanti.
Le citazioni che seguono, intercalando le
mie riflessioni, sono tratte da “La mia Pipa” di Giuseppe Bozzini, vera Bibbia
per i fumatori di pipa, che mi hanno regalato alcuni miei amici, e che mi ha
convinto infine a scrivere questo post.
-
Ogni
pipa è unica. «La sigaretta è anonima, standardizzata; la pipa ha una sua
personalità (e prolunga quella del fumatore), uno sviluppo nella sua durata, ha
per esempio un’eta, ci si “dialoga” […] non ce n’è una uguale all’altra, sia
per la radica, sia per la lavorazione, ma anche per carattere e “rendimento”».
È proprio così, e aggiungo che non ci sono solo le pipe di radica: nel mio
piccolo harem ho anche una bellissima pipa in legno di pesco fatta da mio zio, una
stupenda pipa regalatami da Dile in “schiuma di mare” (un silicato estratto in
Turchia e lavorato al tornio, per lo più in Austria), che tira benissimo, e una
simpatica “CornCob” in granoturco (sì, quella di Braccio di Ferro). E la radica
stessa è tutto un mondo: si tratta dell’escrescenza – forse una specie di
malattia – della radice dell’erica selvatica, lavorata dopo alcuni anni, che
oltre a essere molto resistente presenta delle venature assolutamente uniche e
molto calde. Ogni volta che volete fumare la pipa, potete scegliere quella che
più vi si confà in quel momento… anzi, sarà la pipa a scegliere voi.
-
La
pipa è ecologica, e meno dannosa per la salute di ogni altro tipo di fumo. «I pochi
residui che lascia sono biodegradabili», altro che mozziconi indistruttibili. «Natura
viva nel legno, natura un po’ manipolata nel tabacco […] Con la pipa si sente
in mano qualcosa che è rimasto vivo, che nel fitto disegno delle fibre e dei
nodi parla agli occhi e al cuore con la voce della natura». Rispetto alla
sigaretta e ai sigari, fa sicuramente meno male alla salute del corpo: non si
fuma la carta, non si inala il fumo, i polmoni e i bronchi non vengono
intossicati. Insomma, «se il tabacco può far morire, aiuta però a vivere». E
rispetto alle droghe, fa sicuramente meno alla salute del cervello, pur donando
una piacevole sensazione di evasione. «Ai giovani che fossero tentati dalle
droghe, un suggerimento: provate la pipa. Vi può dare tutto quello che cercate
nella droga, e senza pericolo: un “viaggio” delizioso, ma sereno e privo di
rischi».
-
La
pipa è contestatrice ma rilassante. Certo, segue certi trend, come quello del
bricolage e del fai-da-te (ci sono un sacco di begli aggeggini da poter
comprare per pulirla, lucidarla, ripararla…), ma nella sua sostanza è un
vigoroso grido di protesta contro la frenesia, la massificazione, l’artificialità,
la superficialità del nostro tempo. Fumare la pipa «significa partecipare, sia
pure inconsciamente, a un rito che risale alle età primitive, perpetuare il
culto del fuoco. È interiorizzazione. Ha il passo, il ritmo dell’uomo e non il
moto artificiosamente accelerato della macchina. Nella pipa c’è il simbolo dei
rapporti dell’uomo con gli elementi primordiali e le sue radici. C’è
spiritualità: il fumo ha sempre fatto parte di tutte le religioni, ha sempre
rappresentato il viaggio dello spirito umano verso il cielo, verso la
divinità». Fumare la pipa induce a meditare, a prendersi del tempo per pensare,
a indugiare sul senso della vita, dell’esserci, del fumare stesso.
Perché il pensiero
è la sublimazione eterea della mente, come il fumo del tabacco.
Perciò prendetevi
del tempo per fumare la pipa, e ne guadagnerete in profondità e qualità della
vita (anche se forse non in durata). ;)
Nessun commento:
Posta un commento