martedì 11 luglio 2017

SOTTO CASA. Il mio amico Testimone di Geova.

Sono ormai diversi anni che, a cadenza bisettimanale, frequento – anzi, “vengo frequentato” da – un Testimone di Geova. Per rispetto della privacy, lo chiameremo “Y”, anche se lui preferirebbe sicuramente “G”. 
(Questa la capiranno in pochi…;)

Per la verità, Y veniva a trovarmi già prima che mi sposassi con Diletta, ma poi è entrato nel mio corredo nuziale: e così Dile pazientemente sopporta alcune nostre chiacchierate, e ancora più pazientemente dice a Y che non sono in casa, cosa che capita la maggior parte delle volte… e che la maggior parte delle volte è vera (tranne in un paio di casi, lo confesso!)

Facendo un po’ di conti, conosco quindi Y da almeno sette anni. Ecco il primo punto interrogativo gigante: perché continua a venire? Ormai ha usato tutte le sue armi a disposizione, credo, eppure non è riuscito a convertirmi alla sua caus…alla sua chiesa. E allora perché continua? A volte penso che ci siano dei punti premio che spettano ai TdG che convertono più persone, ma anche in questo caso non avrebbe senso continuare a perdere tempo (e potenziali punti) con i recidivi. Cos’è, valgo più punti perché insegno in una Facoltà Teologica?

Alla fine preferisco darmi questa risposta: Y continua a venire perché tra noi si è instaurato un rapporto di reciproca stima, e di dialogo franco. Provando a mettermi nei suoi panni, non dev’essere facile incassare tutte quelle porte sbattute, tutte quelle bestemmie in diretta, tutte quei “cortesi” rifiuti che pur legittimamentissimamente riceve nel suo instancabile proselitismo; alla lunga sfianca il corpo e lo spirito. E d’altra parte, dev’essere persino “troppo facile” imbambolare semplici e ingenue pie vecchiette che ti aprono la porta in spirito di cristiana carità e fiducia verso il prossimo, ma che non hanno il necessario bagaglio critico per vagliare idee e credenze diverse da quelle della propria tradizione. Circa questi ultimi casi, mi piace pensare che Y abbia sviluppato un certo senso di noia, un comprensibile sgomento per l’ignoranza religiosa in cui versa la maggioranza dei “cattolici”, e forse pure un po’ di senso di colpa nell’approfittare in tal modo dell’impreparazione e dell’evangelica semplicità di spirito altrui.
Insomma, forse in me ha trovato pane per i suoi denti. Conosco abbastanza la Bibbia (soprattutto passi che non rientrano nel repertorio classico dei TdG), cerco di argomentare la mia posizione, e non mi manca la faccia tosta di fare le pulci alle posizioni degli altri, anzi nel farlo provo un perverso piacere: quest’ultima non è una virtù cristiana, in effetti. Ma tutti abbiamo i nostri vizi.

Devo dire che ho imparato tantissimo parlando con Y. Non tanto sulla Scrittura – anche se diverse volte ho approfondito dei temi per poterne discutere con maggiore competenza, e di questo lo ringrazio – , quanto soprattutto su ciò in cui credono i Testimoni di Geova. Chi non ha mai davvero parlato con loro, facendo loro domande e scavando a fondo nelle questioni, è pieno di pregiudizi nei loro confronti. Lo dico perché anche io ero così. Invece adesso i pregiudizi si sono trasformati in giudizi, e questo è sempre un bene. Adesso che li conosco ho dei buoni argomenti per nutrire un profondo scetticismo nei confronti del loro iperletteralismo che sovente rinnega se stesso; posso sostenere con convinzione l’idea che i TdG abbiano mancato il senso profondo della rivoluzione etico-religiosa operata dal cristianesimo nei confronti del giudaismo, una rivoluzione che marca tutta la cultura occidentale col segno indelebile della libertà; e soprattutto posso dire con cognizione di causa che i TdG non hanno chiaro che Cristo ha istituito una Chiesa – una comunità di credenti – e non una Scrittura: senza la Chiesa, infatti, non ci sarebbe stato nessun Vangelo.
So meglio cosa mi divide da loro, che non è un istintivo rifiuto del diverso, e neanche una pretestuosa critica della loro "misteriosa" organizzazione politico-religiosa, quanto un meditato distacco da certe precise concezioni teologiche e antropologiche. Ad esempio, la credenza letterale nel numero dei 144.000 che comporrebbero il “consiglio” celeste del Cristo Re al momento del suo ritorno sulla Terra, quando governerà come capo politico su tutti i risorti nella carne (cioè i salvati che non rientrano nei 144.000 “eletti”) – credenza veramente risibile, come in generale risibile qualsiasi interpretazione letterale dell’Apocalisse, che ne misconosce il grandissimo valore letterario (e politico e teologico) rintracciabile nella sua simbologia mistica. Oppure l’esegesi del versetto “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt 16,18), che i TdG interpretano come se la prima parte si riferisse a Simon Pietro, mentre la seconda, chissà perché, a Gesù stesso. Cioè Gesù, in un chiaro momento di schizofrenia verbale, avrebbe detto: “Tu (Simone) sei Pietro, ma su questa pietra (me stesso) edificherò la mia chiesa. Non farti strane idee solo perché ti ho appena detto che voglio che ti chiami proprio Pietro! L’ho fatto così per prenderti un po’ in giro!” Geniale.
Eravate a conoscenza di queste cose sui TdG? Presumo di no, e invece sono preziose per conoscerli meglio. Ce ne sarebbero molte altre, ma non intendo qui deriderli superficialmente, o essere troppo semplicistico nel riportarne le dottrine. Volevo solo fornire degli esempi di ciò che ho imparato da questa esperienza arricchente.

Io, d’altro canto, spero di aver lasciato a Y l’impressione positiva che si può essere cattolici senza essere religiosamente ignoranti, senza essere preclusi al dialogo, e soprattutto senza essere considerati come membri di un gregge di pecore stupide (quando non in malafede) guidate da un malvagio pastore vestito di bianco che fa loro credere cose assurde, pagane e anti-cristiane. Perché è così che i TdG considerano i cattolici, e i loro dogmi della Trinità e dell’Eucaristia.
Spero di avergli fatto almeno capire che l’interpretazione cattolica della Bibbia non è più problematica della loro, né meno onesta.


Y è un omone di buon cuore, dalle mani grandi e dallo sguardo puro e fraterno, amico sincero della verità. Io credo non l’abbia trovata, lui sì. Ma su una cosa, in fondo, siamo entrambi d’accordo (anche se lui lo ammetterà meno facilmente di me): il Dio che guarda i cuori saprà giudicare meglio di tutti noi.

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