Ho scoperto che
esiste una sorta di gergo editoriale che definisce "lettori
forti" persone che leggono 10 o più
libri ogni dodici mesi. Ho quindi appreso di essere una lettrice
"forte", anzi, probabilmente fortissima, dal momento che, escludendo
quello che leggo per studio o per lavoro, mi attesto sulla cinquantina di libri
letti per piacere o interesse personale ogni anno (ma so di gente che viaggia
tranquillamente sul centinaio, quindi in effetti c'è di peggio). Lettore forte
somiglia a "forte bevitore",
non trovate? Ed in effetti penso che a molti sia capitato almeno una volta di
provare la… libRidine, la sensazione più o meno marcata che in questo momento
potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale, la tua famiglia potrebbe
convertirsi in blocco al pastafarianesimo, la rete fognaria potrebbe venir
deviata dal Comune nel tuo prato e tutte le tue unghie potrebbero incarnirsi…
tutto ok, basta che ti lascino leggere in pace. O il brivido di piacere che
corre su per la schiena quando si ha in mano un libro a lungo atteso o cercato.
O, talvolta (soprattutto se fuori il tempo è brutto e gli impegni pressano), la
struggente impressione che la vita sarebbe molto migliore se potesse consistere
esclusivamente in una lunga teoria di letture, preferibilmente a letto,
nutrendosi di tè e biscotti. O il piacere perverso (anche la libridine ha le
sue perversioni) che si prova singhiozzando sconsolati su qualche passaggio
particolarmente commovente o desolante, magari un bel Dickens che, in piena
forma, sta facendo morire qualche suo personaggio tenero e indifeso, tipo il
piccolo Paul Dombey (ops, spoiler, ma è bene saperlo: i bambini malaticci, in
Dickens, tendenzialmente durano poco). O l'irrefrenabile istinto a possedere un
determinato libro. Anche se lo si è già letto e riletto, anche se la libreria
comincia ad avere seri problemi di spazio, ci sono libri che si devono avere. Soprattutto in quella nuova
bellissima edizione speciale limitata commentata illustrata rilegata blasonata.
O l'insensata tentazione di non scendere alla nostra stazione dal treno perché
preferiremmo finire il capitolo. O il prendere in considerazione la possibilità
di non scendere affatto, continuare fino a Foligno e finire direttamente il
libro.
Ma scendiamo sul
pratico. Quali sono le quotidiane avventure coniugali di una lettrice forte?
Ebbene, nel mio caso il marito è un finto
lettore forte, una sorta di impostore. Ora, non fraintendetemi. Damiano consuma
una gran quantità annua di libri. Ma non legge
davvero: studia, con la matita in mano e l'odiosa tentazione di fare, nella
pagina bianca in fondo, elenchi di numeri di pagina circolettati per rimandi
che potrebbero essere utili o interessanti in qualche articolo o
approfondimento. Va da sé che legge quasi esclusivamente saggi. Divora la
saggistica come patatine.
Ed è spaventosamente
lento nella lettura "personale". Butta via il tempo libero in mille
altri modi, è una persona irritantemente socievole, partecipa alla vita della
comunità locale, ricopre incarichi di responsabilità in due o tre realtà diverse,
suona in tre distinti gruppi musicali, va in palestra e a correre, cura l'orto
e sta all'aperto, insomma si fa distrarre da una quantità di futili cose quando
potrebbe stare a casa appollaiato su una sedia o seduto sul pavimento della
cucina a leggere, mantenendo una
raffinata aria malsana e pallida e la consistenza muscolare di un'ostrica, come
faccio io. Gioventù sprecata!
Poiché due sposi
dovrebbero condividere tutto, io sono sempre molto felice di esporgli
dettagliati resoconti di qualsiasi cosa stia leggendo, conditi di esortazioni
ad abbeverarsi lui stesso alla fonte di cotanto appagamento culturale. Ma se
riesco a fargli iniziare effettivamente un libro che ho già letto e amato, in
realtà sperimento presto la dolorosa agonia di vederlo avanzare
lentissimamente, distrarsi in continuazione, e finisco per assillarlo con
"dove sei arrivato? Come va? Ti piace? Ti è piaciuto quando…?"
Talvolta albeggia
nella mia mente il dubbio che forse sono leggermente insopportabile, giusto un
tantino. Ma, ahimè, che volete farci? La pena di non poter condividere col mio
diletto sposo le emozioni della libridine non mi dà tregua.
A forza di
arrovellarmi, mi rendo conto che la soluzione l'avevo già scovata anni fa,
quando eravamo ancora fidanzati, in effetti. Lettura condivisa ad alta voce.
Lui sembra prestarsi volentieri. E il ritmo posso dettarlo io. Resta da capire
se quando leggo mi ascolta...
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