mercoledì 11 maggio 2016

Giapponerd


 
Credo di essere stata una dei pochi ragazzini della mia generazione cresciuta con una cultura prossima allo zero in fatto di animazione giapponese. Non parlo di cinema, che in fondo è stato sdoganato solo negli ultimi anni e resta comunque di nicchia in Italia, ma proprio di cartoni animati. Fino ai dieci anni il poco di televisione concessa in casa mia si limitava al Disney Club il sabato pomeriggio, dopo i miei dieci anni ci siamo trasferiti in una casa la cui posizione sul fianco di una collina rendeva praticamente inguardabili tutti i canali Mediaset, soprattutto Italia 1, e abbiamo tirato avanti con la Rai fino all'arrivo di Sky. Quindi, anche volendo, sarebbe stata un'impresa quasi impossibile. Ricordo gli sforzi titanici per seguire l'unico cartone animato giapponese della mia preadolescenza, Rossana: le puntate che non riuscivo a vedere a casa della mia amica Chiara le decifravo tra puntini e bruscolini e un onnipresente rumore di fondo. Mi sono arresa presto. Certo, non ero proprio alienata: sapevo che Holly e Benji giocavano a calcio e Mila e Shiro a pallavolo, sapevo che Terry e Meggy andavano "quaaaa e laaa, senza viaggiaaaare"  e che Heidi era triste laggiù in città, e persino che Anna dai Capelli Rossi aveva "due grammi di felicità" (espressione invero sibillina e piuttosto fraintendibile). Alle elementari avevo giocato a Sailor Moon, o per lo meno a un generico gioco di "poteri" con amiche che guardavano il cartone e mi istruivano sulle frasi da pronunciare ("potere del cristallo di luna, vieni a me!"). Sapevo che in Dragon Ball si parlava di Sfere del Drago, anche se ancora oggi non ho la minima idea di cosa questo significasse. Alle medie, alcune delle mie amiche più care erano innamorate di questo anime, per non parlare dei suoi protagonisti. Io, che non avrei potuto guardarlo neanche volendo (puntolini, bruscolini e rumore di fondo) e non ero particolarmente colpita dal look di tali personaggi, sorridevo e annuivo, mentre dentro di me cresceva un piccolo presuntuoso mostriciattolo: il germe della sufficienza. In pratica, mi sembrava di essere più intelligente perché non amavo qualcosa che piaceva a tanti, senza per altro conoscerla affatto: atteggiamento deleterio che a tredici anni mi avviava a diventare una perfetta pseudo intellettuale snob.
Quindi adesso mi cospargo il capo di cenere, e vi chiedo scusa, cara Laura, cara Fiammetta, per aver pensato che Dragon Ball fosse una cretinata. Non perché ora lo ritenga un capolavoro: come accennavo, non ho mai visto una sola puntata. Potrebbe benissimo essere effettivamente una cretinata (o un capolavoro), ma  la mia lontananza in parte involontaria in parte coscientemente cercata e persino ostentata verso l'animazione giapponese, che ha le sue radici, credo, proprio nel disprezzo verso Dragon Ball, ha permesso che io passassi il quarto di secolo senza mai vedere alcuni veri capolavori solo perché, un po' distrattamente un po' inconsciamente, li ascrivevo a un filone di cose che… "non sono il mio genere".

 


Tutto questo discorso per dire che una mia passione recente, quella per i film di Miyazaki, sarebbe forse meno recente se io non avessi evitato tutta l'animazione giapponese in blocco per anni. 
Invece siamo dovuti arrivare a tre anni fa, ad una serata sola in casa, con Damiano via per lavoro, e a un vuoto totale di idee su cosa scegliere di guardare per passare il tempo stirando (cose del passato, intendiamoci, ora c'è Netflix!) per cominciare a vedere un film dello Studio Ghibli, Arrietty. Scelto solo perché da ragazzina avevo letto il libro da cui è tratto, Sotto il pavimento di Mary Norton. Quando ho premuto play non sapevo nulla di Studio Ghibli. Ero stanca, volevo staccare il cervello, mi aspettavo un cartone per bambini, facile facile, che raccontasse, probabilmente involgarendola un po', una storia di cui avevo vaghi ricordi. Quando il film è finito ero piuttosto sconcertata. Ritmi inaspettatamente lenti. Musica inaspettatamente bella. Idee realizzate in modo inaspettatamente delicato, raffinato, intelligente. Insomma, un film di cui si poteva dire tutto, anche che era noioso, ma davvero ineccepibile sul piano del rigore formale, senza un'oncia di volgarità o di messaggi frusti o banali. 
Ho letto qualche recensione, cercato qualche informazione sullo Studio Ghibli e su questa onnipresente e ipercitata figura di guru dell'animazione quando si parla dello Studio: Hayao Miyazaki. All'epoca ero così ignorante che per mesi non mi sono neanche resa conto che Arrietty non è  un film di Miyazaki, ma è diretto da un altro animatore dello studio. 
Non è stato un colpo di fulmine, ma un amore lento. Arrietty aveva capovolto un pregiudizio e fatto nascere una curiosità. Kiki consegne a domicilio è stato il primo film di Miyazaki per me, confermando le sensazioni positive. Ma il punto di svolta è stato  Il mio vicino Totoro. Avevo cominciato a guardarlo sul tavolo di cucina una sera, di nuovo sola, pensando di spostarmi a letto una volta sparecchiata la cena, con il computer, per stare più comoda. Sono rimasta appollaiata sulla sedia per tutti gli 86 minuti di durata, come ipnotizzata. Non riuscivo a credere che un film ambientato nella campagna giapponese degli anni '50, protagoniste due bambine, toccasse corde così profonde nel mio cuore. Ero commossa, entusiasta, deliziata. Mi sono letteralmente innamorata di questo film, che mi ha tanto impressionata da non poterne parlare approfonditamente qui. Basti dire che la mia fruizione di Miyazaki ha smesso di essere casuale per diventare sistematica. Lentamente, nel corso degli ultimi due anni, ho visto praticamente tutti i titoli dello Studio Ghibli, per lo meno quelli distribuiti anche in Italia. 
Non ho alcuna pretesa di essere una giapponerd, malgrado il titolo di questo post, ma ho amato (quasi) tutti questi film: sono come un filone d'oro scoperto inaspettatamente nelle miniere del cinema d'animazione.

Veniamo però al rovescio della medaglia. Attualmente, i film sono distribuiti in Italia da Lucky Red, con un doppiaggio in italiano (curato da un tale Gualtiero Cannarsi) inconfondibile per la sua peculiarità, e che divide a metà gli spettatori tra chi apprezza e chi odia ferocemente la trasposizione. 
La sottoscritta non conosce il giapponese, ma come qualunque spettatore, anche casuale, non ha potuto non notare alcune strane rese nei dialoghi. Cercando qualche spiegazione in rete, pare di capire che Cannarsi opti per una versione dei testi molto fedele alla forma dei dialoghi originali, compreso il mantenimento di alcune tipiche costruzioni sintattiche e di usi peculiari della lingua giapponese: inversione rema-tema, ripetizioni, nomi di famiglia particolareggiati e uso di diminutivi, vezzeggiativi in quantità, costruzioni verbali ridondanti. C'è poi una spiccata predilezione per le varianti italiane meno frequentate, talvolta desuete o eccessivamente connotate. 
Tutto questo restituisce un'impressione "esotica" e lontana ai dialoghi che, per quanto mi riguarda, ha un certo fascino, se si mantiene nei limiti del buonsenso: ad esempio l'ho piuttosto apprezzata in Totoro. Però non posso negare che a volte l'ho trovata pesante, e, quel che è peggio, in certi casi decisamente ridicola, il che non era certo nelle intenzioni di chi ha scritto i dialoghi originali. Avendo ormai visto un buon numero di film, e anche, in certi casi, adattamenti diversi (alcuni infatti sono stati distribuiti in Italia anche prima dell'epoca Lucky Red, e circolano quindi più doppiaggi che possono essere messi a confronto), noto tra l'altro che la tendenza cresce e si radicalizza sempre più ad ogni nuova uscita. 
La pletora di "mammina", "papino", "nonnina", "sorellona" e via discorrendo suona assurda e pesante a orecchie italiane, per non parlare della ragazza che per tutta la durata di Si alza il vento si rivolge al fratello maggiore chiamandolo Secondo Fratello. "Secondo fratello" qua, "Secondo Fratello" là… un tantino inascoltabile.
Ma queste sono rese che hanno ancora, almeno, il pregio di darci un'informazione culturale da leggere tra le righe, per esempio sulla struttura familiare e sociale giapponese. Certe altre frasi tradotte nel doppiaggio non hanno neanche questo vantaggio, e  sono non pesanti quanto esilaranti, al punto che possono essere direttamente trasformate in meme, come fa la pagina facebook Gli sconcertanti adattamenti italiani dei film Ghibli (da cui ho tratto le immagini che vedrete poco più sotto).
L'effetto-meme di questi adattamenti, però, per quanto esilarante, è piuttosto ingiustificabile, perché contribuisce a mantenere opere che sono già poco conosciute in Italia in una nicchia di appassionati che sono disposti a sciropparsi anche dialoghi a volte ai limiti dell'assurdo per il valore intrinseco dei film, mentre scoraggia molti spettatori casuali, nuovi potenziali fruitori, che potrebbero legittimamente chiedersi che diavolo stanno guardando. Insomma, nel complesso non mi sembra si renda un buon servizio a questi capolavori. 
Di seguito alcune perle tratte dagli adattamenti, purtroppo tutte verificate con le mie orecchie, e che a volte mi hanno strappato sonore risate. Giudicate un po' voi…

 
 (Caspita, che pathos!)



  (I pronomi, questi sconosciuti)


 
 (Perchè un'espressione un minimo in uso in italiano proprio non si poteva trovare.)




(No comment!)



(Giusto un po' ridondante la costruzione "vado a recarmi", anche senza tener conto del fatto che la nonnina (!) in questione vive nella stessa casa, quindi in effetti la ragazza sta dicendo che va nell'altra stanza.)



(Concludiamo in bellezza. Qui siamo alla pura follia...)



3 commenti:

  1. Che bellezza!! :D
    Non so da dove cominciare! beh, per prima cosa grazie per la citazione (si vede che parlavamo davvero TAANTO di Goku e compagnia!! Ah, e prova ne è che il mio gatto di ben 15 anni si chiama...Vegeta!)
    Dunque, su Miyazaki con me sfondi una porta aperta: nel 2006 ho visto il primo film, la città incantata a cui ho dedicato una serata di cineforum parrocchiale e da lì in poi mi sono vista - quasi - tutti i film suoi. Innamorandomene!
    Alcuni li ho visti addirittura in giapponese coi sottotitoli, Neko no ongaeshi per esempio (ma credo che negli ultimi anni lo abbiano finalmente doppiato).
    Devo ammettere che il mio preferito in assoluto è e rimane Il castello errante di Howl che ho visto almeno una volta in italiano, tedesco ed inglese ma che avrò visto una dozzina di volte! Tra musiche, storia e la stessa animazione è bellissimo per me!
    Per Gabriele infatti sono in arrivo Totoro e Ponyo anche se per adesso sta andando molto bene Robin Hood ed il libro della giungla Disney. Nella sua chiavetta USB comunque c'è già Arrietty!
    Voglio fare una mini pubblicità ad un paio di film di animazione che secondo me apprezzerai: non sono giapponesi ma hanno qualche retrogusto di Miyazaki: Song of the sea e The secret of Kells!
    Buona visione e per il prossimo blog a questo punto dicci se sei fan o meno del sushi!
    PS. Dragon ball: per un ragazzino/a è avvincente quanto per alcuni lo era Dawson's creek o lo è una partita di calcio, non ti volevi perdere nemmeno un momento di questi combattimenti (verbali per la maggior parte del tempo) per salvare il mondo in sole...50 puntate, perché no!

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  2. Dile, le vignette alla fine con i commenti mi hanno fatta morire dal ridere...come l'incipit del post!!!
    Anche io mi cospargo il capo per averti fatto 'na capa tanta con quel cartone..ma che vuoi, io non ero ancora pronta per Tolkien!!!!!! Per altro la mia cultura in tema di cartoni animati giapponesi si è fermata davvero alla fase Rossana/Dragon Ball (come dire, lo stesso genere!) per terminare definitivamente sulla Città Incantata..so di essere impopolare, ma all'epoca non incontrò i miei gusti..dovrei riprovare?? Un bacio grande, Laura

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  3. Ahah, non vi preoccupate, ero io una piccola snob! XD
    Lau, secondo me dovresti riprovare, chissà... La città incantata secondo me è un capolavoro, ma è così particolare che capisco possa non piacere. Però nella filmografia Ghibli ci sono film di tono e ambientazione molto diversi, che magari ti colpiscono di più. Il mio preferito è Il mio vicino Totoro, ed è molto bello anche Kiki consegne a domicilio per scoprire un po' il "sapore" miyazakiano! ;) Oppure Porco Rosso. Howl, al contrario che per la Fiammetta, invece non è nella mia top list! Questione di gusti...

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