venerdì 22 gennaio 2016

La felpa dei Rammstein ha fatto il suo tempo



Visto da parte della moglie (e non dimentichiamoci che qui è la moglie che appunto vede le cose nella versione corretta e non aliena), il problema del daltonismo assume sfumature più complesse. Per esempio, entra a far parte di un problema più ampio che Damiano ha con l'abbigliamento, e che provoca nella consorte la consapevolezza che lui non sarà mai veramente in grado di scegliere autonomamente quello che mette addosso. O meglio, per essere in grado è in grado, il problema è che questa scelta non porta ad un auspicato grado di rispettabilità. E invece arriva il giorno, anche per uno che ha intrapreso la carriera filosofica, in cui jeans e maglietta nera con scarpe random non sono più una certezza con cui non si può sbagliare. In effetti, lui si meraviglierà scoprendo quanto si può sbagliare con jeans e maglietta nera. Deve ancora arrendersi al fatto che il principio "il nero va con tutto" non è sufficiente a metterlo al sicuro, perché, per esempio, la felpa nera con logo arancione dei Rammstein che ha lungamente considerato il suo passepartout non è adeguata se sei relatore a un congresso che non abbia per argomento il metal .

 
Erano i favolosi anni Zero quando noi due, entrambi teenager (anche se a lui mancavano pochi mesi per uscire da quella "dorata" stagione) ci siamo messi insieme, ed il guardaroba estivo di Damiano era esclusivamente composto di pantaloni "etnici" di varie fantasie e vari colori, in cotone con elastico in vita (dai che ve li ricordate, se avete avuto almeno un amico fricchettone o siete stati l'amico fricchettone: non c'era banchettino con musichetta di flauto andino in sottofondo che non li smerciasse) abbinati ad una decina di magliette nere con logo di diversi gruppi metal (la più memorabile: una che raffigurava un teschio scoperchiato con un cucchiaio che pescava il cervello come fosse un consommè, insomma l'ideale per un appuntamento romantico). La teoria "il nero va con tutto" era applicata con rigore, perché in effetti le magliette erano sempre nere e i pantaloni sempre multicolori. La variante invernale invece prevedeva jeans e felpe e/o maglioncini col colletto, sovente all'ultimo stadio dell'infeltrimento.

E' chiaro che con un materiale di partenza simile il problema del daltonismo e relativo abbinamento non si poneva, perché nessuno ci faceva caso. Ed il contesto era sempre adeguato, perché, che siate ad una riunione degli scout (dove in caso di solennità subentra l'uniforme) o nel cortile della facoltà di Lettere e Filosofia, è chiaro che pantaloni fricchettoni, magliette sbiadite e maglioni infeltriti sono il dress code. Sì, ogni tanto c'è un appuntamento con la ragazza (leggi: me) che non consiste nell'avventurarsi nel bosco e cucinare la cena su un fuoco di bivacco, ma nel recarsi in un vero ristorante. Allora subentravano i problemi, ma erano problemi limitati ad una sola sera ed allo sguardo indulgente della sottoscritta.

Gli alieni fra noi!
Ma la vita prima o poi ci mette di fronte alla necessità di diventare adulti, sembrare responsabili e meritevoli di finanziamenti e borse di ricerca, avere credibilità professionale e via discorrendo. Così, impercettibilmente, è subentrata una mutazione. Un paio di pantaloni non-jeans e non-banchetto-andino-di-fiducia. Una giacca non bianca ("che c'è di male col bianco? E' divertente un completo bianco! Il bianco va con tutto! Che c'entrano i gelatai, adesso?"). Un golf senza collettino con cerniera (vi assicuro che prima del 2010 tutti i golf, cardigan, pile etc di Damiano avevano un'agghiacciante cerniera fino a metà petto). Una camicia che non avesse sopra la stampa serigrafata di una cravatta ("Perché non ti piace? Mi sembra geniale! E' spiritosa e anche pratica").
Ma da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ovvero, quando non ti vesti più come un adolescente fricchettone devi stare attento a come combini quello che ti metti addosso, perché la gente stavolta ci farà caso. Cioè, camicia blu, golf verde, pantaloni neri e scarpe marroni NON vanno meglio dei buoni vecchi cari pantaloni freak con elastico.
E lui si dibatte nell'incertezza. Lo guardo soffrire applicando regole su colori che non vede.
Con gli anni, il guardaroba si è arricchito di una serie di capi rispettabili, tutti scelti con prudenza in una gamma che va dal bianco all'azzurrino al grigio per le camicie e dal nero al blu scuro per i pantaloni. Sfortunatamente non si riesce ad evitare l'incertezza, perché ci sono i cardigan, ed anche se sarebbe meglio per tutti, non si può evitare che d'inverno il giovane professore giri con qualcosa di più che le maniche di camicia. Anche i cardigan sono stati scelti in una gamma neutra -anzi, forse il termine giusto potrebbe essere smorta- ma si fa presto a trovarsi in difficoltà. Per esempio, per via di un regalo della suocera, lui è in possesso di un maglioncino verde oliva,  che causa grandi patimenti. No, non puoi abbinarlo ai pantaloni blu. No, la camicia grigia non va bene. Quella bianca sì, ma allora le scarpe blu non vanno bene.
A volte lo fermo appena prima che esca di casa, rimediando velocemente alla catastrofe incombente. A volte lo colgo incerto, chiaramente disorientato tra capi verdi, grigi, marroni che non mostrano alcuna differenza ai suoi occhi.

Era tutto più facile al tempo della felpa dei Rammstein.

Si nasce incendiari, si muore pompieri...

3 commenti:

  1. Siete fantastici, continuate a scrivere. Francesco

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  2. In verità il maglioncino di colore verde oliva era piaciuto al suocero... e comunque sta bene con pantaloni e scarpe blu e camicia bianca! Abbasso la censura!

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