In via delle Cose Nuove c'è un Pianoforte.
E questo è piuttosto normale.
Poi ci sono due Chitarre. E anche questo è
piuttosto normale, per una coppia che cumulando insieme gli anni di scoutismo,
arriva a sfiorare i quaranta.
Poi ci sono tre Diamoniche. E questo non è
poi così normale, anche se sapeste cosa significa il termine
"diamonica".
Poi ci sono due Tastiere, una da
sessantasei e una da ottantotto tasti. E questo è decisamente insolito,
soprattutto in una casa dove è presente, come dicevo, un Pianoforte.
Poi ci sono un Cajon, un Tamburello, una
Fisarmonica, un Hukulele, svariati Kazoo e un Flauto Dolce Yamaha di quelli che
usavamo alle medie. E questo è… beh, giudicate voi.
L'unico di questi strumenti che posso
definire "mio" a buon diritto è il Flauto Dolce, perché sebbene il
Pianoforte mi sia appartenuto prima del matrimonio, e sebbene retaggi paterni e
qualche centinaio di fuochi di bivacco ai campi estivi abbiano lasciato in me
capacità genericamente chitarrose che quasi tutti quelli che hanno avuto la
sfortuna di dividere un viaggio in treno con gente della nostra risma avranno
potuto assaporare, gli strumenti in questa casa fanno a buon diritto capo a
Damiano. Che li sa suonare tutti (siamo intorno alla quindicina).
Ora è possibile comprendere appieno di cosa
parliamo quando accenniamo alla nostra "stanza degli ospiti". I
nostri Ospiti (a parte il Pianoforte, che in virtù di un superiore
status sta in ingresso) sono un'ampia famiglia, e di fatto impedirebbero l'uso
della stanza degli ospiti a qualunque ospite umano che visitasse casa
nostra. Essi, infatti, bivaccano nel luogo a loro destinato dalla mancanza di
una sala da musica, occupando una superficie di circa otto metri quadrati in
una stanza che ne misura dieci e che contiene anche un letto (purtroppo
irraggiungibile). Per non parlare del fatto che, come tutti gli Ospiti che si
rispettino, hanno dei bagagli. C'è chi viaggia leggero ed ha solo una Custodia.
Ma qualcun altro non potrebbe vivere senza accessori come Aste, Piedistalli, Borsoni
di Cavi, Cassette Tecniche a Rotelle Multistrato piene di minutaglia musicale
completamente inclassificabile agli occhi di un profano, Casse Audio di varia
dimensione. C'è anche un Mixer (e non sto parlando di un utile
elettrodomestico) e per finire, ecco tre graziosi paggetti: i Leggii. Sì, tre
Leggii, perché non ci vogliamo mica far mancare nulla, giusto? Hai visto mai
che uno si rompe e l'altro è stanco, e ce ne manca uno di riserva?
Dunque, questa felice famigliola conduce
una serena esistenza, rattristata solo da temporanee separazioni quando un
membro è prescelto per una lezione, un'esibizione o solo un'esercitazione.
Spesso, tuttavia, si tratta di gite collettive di più individui, in
combinazioni sempre nuove, come Prima Diamonica-Cassetta a Rotelle-Mixer-Aste-Casse,
oppure Fisarmonica-Leggio, oppure Tamburello-Seconda Chitarra-Primo Kazoo.
Alcuni di loro, rassegnati, sanno che raramente potranno contare
sull'eccitazione di queste gitarelle fuoriporta. Per esempio, il Cajon, che
vive una profonda sindrome dell'abbandono. Quanto al Pianoforte, è una specie
di cugino nobile, l'unico che abbia uno status tale da avere un vero posto
nell'arredamento, e quindi è comprensibile che non desideri muoversene: è già
seccante essere messo in mutande per l'accordatura.
Nel tempo, cresce intorno alla famiglia
della stanza degli Ospiti una foresta di oggetti di varia natura, non
necessariamente musicale, che non si sa dove mettere, e allora via nella stanza
degli Ospiti, solo che la mancanza di spazio libero sul pavimento induce più
che altro a lanciare la roba a casaccio -sperando di beccare il letto, e
questo spesso non avviene. Gli Ospiti non se ne crucciano.
A volte, però, si sente risuonare in lontananza "…basta…"
"...porcaio immondo…" "…tutta quella roba…"
"...neanche si riesce a camminare…". Allora gli Ospiti si
stringono in trepida attesa. Forse è giunto il momento. Forse qualcuno di loro
dovrà partire per sempre. Il Cajon è rassegnato. Certo tocca a lui. Poi,
momenti spaventosi. Tutti vengono prelevati, scaraventati sulle scale, nel
disimpegno, in cucina. Il sottobosco di suppellettili subisce il suo Giorno del
Giudizio, che separa il grano dalla pula. L'aspirapolvere ulula, terribile come
la Fine del Mondo.
Dopo,
il mormorio di un vento leggero… ossia la finestra aperta per cambiare
l'aria fintantoché è possibile raggiungerla. Gli Ospiti, spauriti, sono
ricondotti uno ad uno nel loro rifugio. Si contano. Sono ancora tutti qui. Anche
il Secondo Kazoo? Sì, anche lui. Anche il Terzo Leggio? Eccolo. Il Cajon non
può credere alla sua fortuna. Sono sconvolti, ma fiduciosi nel futuro, ora che
la terribile prova è passata. Ancora una volta, li aspettano serene settimane
di tranquillità.
Poi si sente:
"Ma porca miseria! E ora come ci
arrivo a chiudere la finestra?!"
(Dile)
"Quanto al Pianoforte, è una specie di cugino nobile, l'unico che abbia uno status tale da avere un vero posto nell'arredamento, e quindi è comprensibile che non desideri muoversene: è già seccante essere messo in mutande per l'accordatura".
RispondiEliminaQuesta frase mi ha fatto ridere rumorosamente nella mia silenziosa stanzetta di studentessa altoatesina!!!!
La gestione degli strumenti in casa nostra fa ridere anche noi... quasi sempre! Comunque, grazie Fia per averci palesato che non è un umorismo del tutto autoreferenziale... ;)
RispondiEliminaBeata te Dile che riesci a contare gli strumenti! io non ci provo nemmeno ;)
RispondiEliminaNon stento a crederlo! E anche nel tuo caso c'è un bell'assortimento di "materiale accessorio"... ^_^
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