mercoledì 12 agosto 2015

Il caldo non vincerà!



Da queste parti abbiamo avuto un luglio incredibilmente faticoso, tra impegni, scadenze e cose da preparare e portare a termine, così alieno dall'idea di vacanza che i bambini che passavano per la strada ad ore incongrue (ossia scolastiche) sembravano alieni sbarcati in villeggiatura fuori tempo. Magari ve ne siete accorti, visto che il blog è rimasto abbandonato. Tutto è coperto da una patina di polvere. At-chouuu! Ora facciamo un po' di pulizia.
Ma soprattutto abbiamo avuto un luglio caldo. Il più caldo da anni a questa parte a quanto sembra dai notiziari, sicuramente il più caldo che abbiamo mai trascorso qui in Via delle Cose Nuove.
Questa non è stata granché come Cosa Nuova. E' stata più che altro una specie di lungo incubo.
La nostra amata Casina è calda. Stanze piccole, cubatura ridotta. Non c'è solaio: le stanze del piano terreno hanno il soffitto che segue la curvatura del tetto. Quasi tutte le finestre rivolte da un solo lato, l'ovest, porta d'ingresso a vetri stile serra. Il modello ideale per diventare un piccolo fornetto arroventato a energia solare nelle lunghe ore dei pomeriggi estivi. 
Ma con indomito coraggio e grande disciplina noi abbiamo sempre combattuto coraggiosamente i calori estivi con astute tecniche che fin'ora avevano più o meno funzionato. Tende pesanti alle vetrate e gestione nazi della circolazione d'aria: tutto viene spalancato alla sera, con i listelli delle persiane orizzontali, le porte tenute aperte e la nostra unica finestra diversamente orientata (quella del bagno) incoraggiata con preghiere e suppliche perché crei corrente, e tutto viene chiuso ermeticamente al mattino per conservare la frescura della notte, stanze buie e tappate come barattoli di conserva, porte chiuse, trasferimento di tutte le attività che è possibile trasferire giù nella cucina, che è seminterrata. 
Niente di tutto questo ha funzionato quest'estate. La temperatura interna è presto sfuggita al nostro controllo. Troppa poca escursione termica tra il giorno e la notte impediva alla Casina di raffreddarsi, mentre di giorno venivano raggiunti e superati i 35° all'esterno.
Come se non bastasse avevamo la testa altrove, ed era un susseguirsi di errori fatali: uscire la sera verso il tramonto per qualche impegno dimenticandosi di aprire le finestre e perdendo così ore di prezioso raffreddamento (per non parlare dei gioiosi rientri a tarda sera quando toccava per conseguenza annaspare nel microclima tropicale della casa fino alle finestre ancora da spalancare, maledicendosi per la dimenticanza). O svegliarsi la mattina rendendosi conto che era già troppo caldo, che tutto avrebbe già dovuto essere chiuso da ore.
Potrei continuare a descrivervi le piacevolezze di un luglio caldo in una casa piccola e calda, ma dubito che ce ne sia bisogno. E poi diciamocelo: fino a non molti anni fa i nostri lugli erano mesi di vacanza da trascorrere al mare o in montagna. Non credo di essermi ancora abituata alla fine di questa sana e riposante abitudine. 
Anche quando dall'inesauribile casa dei miei suoceri è saltato fuori un ventilatore, il poveretto non ha potuto far altro che, sì e no, annullare l'effetto dei monitor dei nostri computer. Mai scritto con così tanti refusi in vita mia: le dita sudate dal calore del notebook scivolavano sui tasti. Due docce al giorno.  
Basta, siamo pronti a tutto. Idee bizzarre pronte ad essere vagliate. La prima: ghiaccio su una ciotola davanti al ventilatore. Dicono che funziona. Il nostro si è sciolto troppo presto per giudicare e non è che possiamo produrne quantità industriali. 

Il pratone di Vallombrosa
Ripieghiamo sul classico: fuga a Vallombrosa per tre ore di libertà. A Vallombrosa a frescheggiare d'estate arriva gente da Firenze e da Arezzo. Noi che stiamo tutto sommato a un tiro di schioppo (è proprio sulla montagna alle nostre spalle) e che d'inverno con le uscite scout siamo visitatori abituali, ci abbiamo messo un bel po' a far scattare la lampadina nei nostri cervelli instupiditi dal caldo. Così ci prendiamo libri e coperta da stendere in terra e saliamo a Vallombrosa. Inizialmente sono convinta che abbiamo sbagliato strada. Il grande pratone sotto l'abbazia, normalmente silenzioso e con temperatura da golfino anche col tempo splendido (siamo intorno ai 1000 metri) è secco sotto il sole impietoso, e gremito di una quantità di gente stupefacente. Sembra una spiaggia: c'è persino qualche venditore ambulante che, con le collanine tintinnanti, cerca instancabilmente di piazzare la sua mercanzia. Qualcuno ha addirittura il coraggio di fare il barbecue sull'apposita griglia e lo guardiamo straniti per il masochismo. Cerchiamo un pezzettino d'ombra libero, sotto gli alberi, ai margini del bosco. All'ombra, effettivamente si sta bene. C'è un refolo fresco che ci riconcilia col mondo e ci fa vedere la massa di gente che ci circonda per quella che è: disperati fratelli come noi in fuga dalla calura. Abbiamo un tremendo bisogno di sonno, per cui la nostra lettura dura circa cinque minuti prima che il fresco ci faccia crollare come balene spiaggiate, riversi e col filino di bava alla bocca. Gran bella dormita. Ma è già ora di rientrare. Argh.  
Ed ecco l'idea del secolo. Anni di scoutismo non sono trascorsi invano. E nemmeno anni di fidanzamento prima di possedere una casa. Una sera rientriamo da una cena godendoci la frescura notturna (ossia una temperatura che in altri periodi ci sembrerebbe soffocante ma che ora ci sta ritemprando) e la nostra voglia di rientrare nella casetta-forno è pari a zero. Rimarremmo nel nostro fazzoletto di giardino a leggere sotto la luce esterna per sempre, come vittime sacrificali offerte alle zanzare. O magari con un cuscino si schiaccia un bel sonnellino… Anzi... dormiamo in giardino!!!!! Cosa ce lo impedisce? Abbiamo una tenda two-seconds (che per chi non lo sapesse è un gioiellino che si monta da sé), e torce, isolanti etc. da riempirci scaffali interi, cosa stiamo aspettando? Si fa. Ci portiamo le lenzuola del nostro letto, cuscini, una bottiglia d'acqua, lo spray antizanzare. Notte perfetta. Al mattino emergiamo come barboni (ma barboni felici) sotto lo sguardo attonito della vicina (la siepe non è ancora abbastanza alta). 


Poi, folli d'entusiasmo, ripetiamo l'esperimento con un upgrade: tenda spalancata completamente e la zanzariera che normalmente pende sopra il nostro letto come un baldacchino sistemata a proteggerci dagli insetti. Una favola.
Io già progetto un upgrade ulteriore (dormire semplicemente sotto la zanzariera, appendendola ad un ramo del noce). Ma qualcuno lassù deve aver  colto il messaggio, perché è arrivato il temporale, ed abbiamo avuto una tregua.  
Ad ogni modo ora lo sappiamo. In fondo a che altro serve un giardino?

 

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