venerdì 7 novembre 2014

Mi rifiuto!




Via delle Cose Nuove sorge in un piccolo comune attento alla sua immagine ecosostenibile, che ama immaginarsi in prima linea per una sempre più corretta gestione dei rifiuti, e giusto poche settimane dopo il nostro matrimonio abbiamo vissuto insieme ai nostri compatrioti l'introduzione della raccolta differenziata porta a porta. Come ogni famiglia locale siamo stati dotati di uno stock di sacchetti per l'immondizia in colori diversi, di una serie completa di brochures illustrative e di una speciale pattumiera richiudibile per l'umido.
Il sistema prevede che la spazzatura venga lasciata fuori dalla porta di casa, sul marciapiede, e raccolta dai netturbini intorno alle otto di ogni mattina. A seconda del giorno della settimana, si raccolgono tipologie diverse di rifiuto: lunedì e venerdì l'organico, in speciali sacchetti biodegradabili chiusi nell'apposita pattumiera per evitare scempi notturni da parte dei gatti (e magari di spiritosi vandali del compostabile), mercoledì e sabato l'indifferenziato in sacchetti neri, giovedì la carta in sacchi gialli. La raccolta di plastica, vetro e lattine continua ad essere invece a carico del cittadino, che deve gettarla nelle apposite campane, le quali sono a tutti gli effetti l'unico tipo di cassonetto rimasto sul territorio comunale. 

Ora, come un arguto osservatore non mancherà di notare, ci sono svariati aspetti misteriosi in questo sistema, e comunque tutto un mondo di eccentriche avventure a misura di marciapiede ad esso legato. 
Per cominciare: può succedere di trovarsi con montagne di rifiuti di un certo tipo (il cartone dopo un acquisto di mobili, l'organico dopo una cena tra amici, l'indifferenziato dopo un generale repulisti della stanza degli ospiti) quando ancora mancano giorni e giorni alla possibilità di liberarsene. Non si può certo mettere fuori il sacco sbagliato confidando nella compassione degli addetti alla raccolta (fatto una volta, per sbaglio, il tutto è risultato in un minacciosissimo cartello attaccato sul sacco esposto al ludibrio: IL MERCOLEDì SI RACCOGLIE ESCLUSIVAMENTE L'INDIFFERENZIATO!!!), quindi ci si rassegna a passare qualche giorno con i sacchetti chiusi tra i piedi o, presi dall'esasperazione, si compiono escursioni clandestine nei comuni limitrofi ancora dotati di cassonetti (il massimo della scorrettezza spazzaturifera!).
Inoltre inizialmente noi, come molti, abbiamo creduto che la raccolta di plastica, vetro e lattine, nota in breve come "multimateriale", mancasse all'appello del porta a porta solo perché sarebbe stata attivata in breve tempo, nel giorno provvidenzialmente lasciato libero nella settimana, cioè il martedì.
Tuttavia, oltre due anni dopo, continuiamo ad avere il martedì libero da raccolte e le campane funzionanti: nel frattempo ci siamo però spaventosamente impigriti, dato che la raccolta degli altri rifiuti funziona in genere egregiamente, e andare a buttare la plastica ci sembra uno sforzo titanico, direi quasi inaccettabile in un paese veramente civile, da rimandare finché si può. Ossia finché lo scomparto del multimateriale non diventa una torre pericolante di scatolette e bottiglie schiacciate, queste ultime sempre in procinto di decomprimersi dato che non vengono tappate a causa della raccolta separata dei tappi; oppure fino a che non comincia a puzzare. Perché sì, sappiamo che la raccolta multimateriale non dovrebbe puzzare, dato che gli oggetti vanno inseriti puliti, un po' come nelle foto del catalogo Ikea, dove i settecentoventi scomparti SORTERA per la raccolta differenziata contengono solo pulitissime bottiglie vintage , scintillanti lattine con colori intonati alle pareti della cucina, fiori freschi e gusci di noce. Nella vita reale, però, sciacquare velocemente un vasetto di yogurt prima di scaraventarlo nella pattumiera è il massimo che spesso ci si sente in grado di fare, e non si può certo pretendere di far fare ai tetrapack un giro in lavastoviglie prima di buttarli. Per non parlare delle vaschette in polistirolo che hanno contenuto del pesce. 
Ma andiamo oltre. Appurato che ancora non ci siamo evoluti alla raccolta porta a porta del multimateriale, la scelta della destinazione finale di ogni singolo oggetto è semplice? Non proprio, non in questa casa, almeno. Per cominciare, sono frequentissimi i dubbi originati dalle complesse regole illustrate nelle brochures consegnate due anni fa e tuttora esposte sulla lavagnetta della nostra cucina. C'è una sorta di sillabo del pattume, per lo più misterioso, per esempio niente custodie di cd nella plastica, niente scontrini nella carta, le posate in plastica vanno nell'indifferenziato, i piatti e i bicchieri di plastica invece possono accedere al multimateriale, ma solo qualora siano "privi di residui organici o liquidi", condizione invero frequentissima, chi non ha in casa mucchi di piatti e bicchieri di plastica puliti, da gettare via così, per il puro piacere di farlo? (abbiamo risolto questo particolare aspetto semplicemente smettendo di usare stoviglie in plastica anche quando ospitiamo cene numerose -in fondo abbiamo montagne di piatti in ceramica che fremono per essere usati, e quando l'usa e getta è una necessità inderogabile ci dotiamo di stoviglie biodegradabili in mater-bi). Il sillabo è poi soggetto ad interpretazioni controverse di noi poveri adepti, soprattutto per quanto riguarda i punti in cui il prezioso documento resta sul vago.
Damiano è ben deciso a gettare nel multimateriale qualsiasi cosa che sia di plastica e non compaia nella lista degli espliciti divieti di questa categoria, per esempio la pellicola unta che ricopre le vaschette in polistirolo, il cellophane che ha avvolto i panini e la copertura scivolosa delle riviste recapitate per posta. Io sono un po' più titubante, tendo a seguire le istruzioni che a volte compaiono direttamente sulla confezione più che quelle del sillabo comunale, e si originano discussioni filosofiche: ha più diritto a sentenziare sulla giusta destinazione di qualcosa chi  l'ha prodotta o chi la distruggerà? Per esempio, se la Coop garantisce che la copertura esterna della sua pasta sfoglia è destinata all'indifferenziato ma la Somma Brochure elenca come conferibile nel multimateriale una categoria genericamente etichettata come "buste in plastica", che si fa?
Più o meno va così. Io la butto nell'indifferenziato, fiduciosa che la Coop sappia quello che dice. Damiano la recupera e la sposta nel multimateriale. La mossa si rivela fatale perché era giusto l'oggetto che ci voleva per compromettere la stabilità della precaria montagnola di oggetti che cresce oltre il bordo e che collassa rovinosamente su se stessa. Seguono imprecazioni, sconcertanti scoperte (guarda qua, è pieno di cellophane, ma chi ce lo mette?!), faticosa raccolta delle lattine rotolate ovunque, chiusura del sacchetto, viaggio verso la campana. E poi… il ciclo ricomincia. O meglio, si ricicla.

Naturalmente, non finisce qui. Nella prossima puntata, le Avventure della Compostiera!

Nessun commento:

Posta un commento