Via delle Cose Nuove
sorge in un piccolo comune attento alla sua immagine ecosostenibile, che ama
immaginarsi in prima linea per una sempre più corretta gestione dei rifiuti, e
giusto poche settimane dopo il nostro matrimonio abbiamo vissuto insieme ai
nostri compatrioti l'introduzione della raccolta differenziata porta a porta.
Come ogni famiglia locale siamo stati dotati di uno stock di sacchetti per
l'immondizia in colori diversi, di una serie completa di brochures illustrative
e di una speciale pattumiera richiudibile per l'umido.
Il sistema prevede
che la spazzatura venga lasciata fuori dalla porta di casa, sul marciapiede, e
raccolta dai netturbini intorno alle otto di ogni mattina. A seconda del giorno
della settimana, si raccolgono tipologie diverse di rifiuto: lunedì e venerdì
l'organico, in speciali sacchetti biodegradabili chiusi nell'apposita
pattumiera per evitare scempi notturni da parte dei gatti (e magari di
spiritosi vandali del compostabile), mercoledì e sabato l'indifferenziato in
sacchetti neri, giovedì la carta in sacchi gialli. La raccolta di plastica,
vetro e lattine continua ad essere invece a carico del cittadino, che deve gettarla nelle apposite campane, le quali sono a tutti gli effetti l'unico
tipo di cassonetto rimasto sul territorio comunale.
Ora, come un arguto
osservatore non mancherà di notare, ci sono svariati aspetti misteriosi in
questo sistema, e comunque tutto un mondo di eccentriche avventure a misura di
marciapiede ad esso legato.
Per cominciare: può
succedere di trovarsi con montagne di rifiuti di un certo tipo (il cartone dopo
un acquisto di mobili, l'organico dopo una cena tra amici, l'indifferenziato
dopo un generale repulisti della stanza degli ospiti) quando ancora mancano giorni
e giorni alla possibilità di liberarsene. Non si può certo mettere fuori il
sacco sbagliato confidando nella compassione degli addetti alla raccolta (fatto
una volta, per sbaglio, il tutto è risultato in un minacciosissimo cartello attaccato sul
sacco esposto al ludibrio: IL MERCOLEDì SI RACCOGLIE ESCLUSIVAMENTE L'INDIFFERENZIATO!!!), quindi ci
si rassegna a passare qualche giorno con i sacchetti chiusi tra i piedi o,
presi dall'esasperazione, si compiono escursioni clandestine nei comuni
limitrofi ancora dotati di cassonetti (il massimo della scorrettezza spazzaturifera!).
Inoltre inizialmente noi,
come molti, abbiamo creduto che la raccolta di plastica, vetro e lattine, nota
in breve come "multimateriale", mancasse all'appello del porta a porta solo
perché sarebbe stata attivata in breve tempo, nel giorno provvidenzialmente lasciato
libero nella settimana, cioè il martedì.
Tuttavia, oltre due anni dopo,
continuiamo ad avere il martedì libero da raccolte e le campane funzionanti:
nel frattempo ci siamo però spaventosamente impigriti, dato che la raccolta
degli altri rifiuti funziona in genere egregiamente, e andare a buttare la
plastica ci sembra uno sforzo titanico, direi quasi inaccettabile in un paese
veramente civile, da rimandare finché si può. Ossia finché lo scomparto del multimateriale non diventa una torre pericolante di scatolette e bottiglie
schiacciate, queste ultime sempre in procinto di decomprimersi dato che non
vengono tappate a causa della raccolta separata dei tappi; oppure fino a che
non comincia a puzzare. Perché sì, sappiamo che la raccolta multimateriale non
dovrebbe puzzare, dato che gli oggetti vanno inseriti puliti, un po' come nelle
foto del catalogo Ikea, dove i settecentoventi scomparti SORTERA per la
raccolta differenziata contengono solo pulitissime bottiglie vintage ,
scintillanti lattine con colori intonati alle pareti della cucina, fiori
freschi e gusci di noce. Nella vita reale, però, sciacquare velocemente un
vasetto di yogurt prima di scaraventarlo nella pattumiera è il massimo che
spesso ci si sente in grado di fare, e non si può certo pretendere di far fare
ai tetrapack un giro in lavastoviglie prima di buttarli. Per non parlare delle
vaschette in polistirolo che hanno contenuto del pesce.
Ma andiamo oltre.
Appurato che ancora non ci siamo evoluti alla raccolta porta a porta del
multimateriale, la scelta della destinazione finale di ogni singolo oggetto è
semplice? Non proprio, non in questa casa, almeno. Per cominciare, sono
frequentissimi i dubbi originati dalle complesse regole illustrate nelle
brochures consegnate due anni fa e tuttora esposte sulla lavagnetta della
nostra cucina. C'è una sorta di sillabo del pattume, per lo più misterioso, per
esempio niente custodie di cd nella plastica, niente scontrini nella carta, le
posate in plastica vanno nell'indifferenziato, i piatti e i bicchieri di plastica invece
possono accedere al multimateriale, ma solo qualora siano "privi di
residui organici o liquidi", condizione invero frequentissima, chi non ha
in casa mucchi di piatti e bicchieri di plastica puliti,
da gettare via così, per il puro piacere di farlo? (abbiamo risolto questo
particolare aspetto semplicemente smettendo di usare stoviglie in plastica
anche quando ospitiamo cene numerose -in fondo abbiamo montagne di piatti in
ceramica che fremono per essere usati, e quando l'usa e getta è una necessità
inderogabile ci dotiamo di stoviglie biodegradabili in mater-bi). Il sillabo è
poi soggetto ad interpretazioni controverse di noi poveri adepti, soprattutto
per quanto riguarda i punti in cui il prezioso documento resta sul vago.
Damiano è ben deciso a gettare nel multimateriale qualsiasi cosa che sia di
plastica e non compaia nella lista degli espliciti divieti di questa categoria,
per esempio la pellicola unta che ricopre le vaschette in polistirolo, il
cellophane che ha avvolto i panini e la copertura scivolosa delle riviste
recapitate per posta. Io sono un po' più titubante, tendo a seguire le
istruzioni che a volte compaiono direttamente sulla confezione più che quelle del
sillabo comunale, e si originano discussioni filosofiche: ha più diritto a
sentenziare sulla giusta destinazione di qualcosa chi l'ha prodotta o chi la distruggerà? Per
esempio, se la Coop garantisce che la copertura esterna della sua pasta sfoglia
è destinata all'indifferenziato ma la Somma Brochure elenca come conferibile
nel multimateriale una categoria genericamente etichettata come "buste in
plastica", che si fa?
Più o meno va così.
Io la butto nell'indifferenziato, fiduciosa che la Coop sappia quello che dice.
Damiano la recupera e la sposta nel multimateriale. La mossa si rivela fatale
perché era giusto l'oggetto che ci voleva per compromettere la stabilità della
precaria montagnola di oggetti che cresce oltre il bordo e che collassa
rovinosamente su se stessa. Seguono imprecazioni, sconcertanti scoperte (guarda
qua, è pieno di cellophane, ma chi ce lo mette?!), faticosa raccolta delle
lattine rotolate ovunque, chiusura del sacchetto, viaggio verso la campana. E
poi… il ciclo ricomincia. O meglio, si ricicla.
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