martedì 21 ottobre 2014

Giardino d'autunno



Il nostro giardino d'autunno è quieto, nei giorni giusti ancora luminoso, con l'erba ancora verde e il noce che sfuma nel giallo e comincia a perdere le foglie. Sul finire dell'estate è stato il momento delle noci fresche, ora arrivano le melograne: abbiamo ben due melograni che fruttificano abbondantemente, mentre già stanno ingiallendo, e il diradarsi delle fronde mette in mostra le spine insidiose (staccare i frutti non è semplice e si rischia di pungersi).


L'olivo, nell'angolo più remoto, si prepara al suo momento (poca roba, quest'anno, è il cruccio di tutti da queste parti). Probabilmente raccoglieremo le poche olive che stanno crescendo sui rami per metterle sott'olio. La siepe… no, in realtà non è cresciuta molto. Ancora raggiunge a malapena l'altezza della ringhiera e siamo attualmente esposti agli sguardi di tutti i passanti: non è certo un male, ma esteticamente è meno bello. Restiamo comunque fiduciosi. Magari avrà un exploit la prossima primavera (o mai). I gerani sono sfioriti prima della fine dell'estate (sospetto a causa del mio pollice nero) e ora quello che ne resta riposa interrato nei vasi.
Domenica è stata una giornata magnifica, calda, luminosa e dorata, che finiva per accendere di bellezza anche le foglie secche sul prato, non umide, ma croccanti e rigide come sculture naturali, accanto a qualche fiore che nel clima mite resiste impavido. Ai piedi del noce ho persino trovato una fragolina di bosco assolutamente fuori stagione, perfettamente matura, e me la sono mangiata con voluttà. 


In pieno rigoglio nell'angolo della compostiera ci sono i topinambur, che crescono e fioriscono in questo periodo scomparendo poi per il resto dell'anno: sono altissimi steli duri e fibrosi, con foglie ruvide e grandi fiori gialli, gialli, gialli, simili a girasoli, delle macchie di colore quasi violente, che in questi giorni si notano un po' ovunque dalle nostre parti: sui cigli delle strade, dietro un muretto, che fanno capolino da una siepe. Il topinambur è un infestante, ed è riuscito ad insinuarsi anche nel nostro giardino, ma non è un ospite sgradito: ci godiamo i fiori che diventano un ornamento autunnale anche in casa e ci mangiamo le radici, che sono commestibili, simili alle patate (più globose e scabre, però) e con un sapore delicato che ricorda il carciofo: ottime da fare in padella. Col sopraggiungere dell'inverno il tutto sfiorirà e seccherà, scomparendo senza lasciare traccia fino al prossimo ottobre. E sarebbe stato un peccato non fissare la nostra attenzione su questa pianta clandestina, come certo avremmo fatto se un'amica che conosce ogni erba non ce la avesse fatta notare: grazie a Miriam ora accogliamo il topinambur quando rispunta fuori come un vecchio amico, il compagno sgargiante dei nostri autunni in Via delle Cose Nuove.


Nell'orto, Damiano ha tolto le piante di pomodori, che hanno continuato a fruttificare fino all'ultimo, ha zappato e piantato le nuove colture invernali, che per adesso si godono un sole insperato in questo periodo. Sono cavolfiori, cavolo nero, broccoli, qualche porro. Li aspettiamo pregustando zuppe e stufati  quando il tempo sarà molto più inclemente.
Oggi il cielo limpido sorrideva sul nostro giardino piccolo che si prepara per un altro inverno, e la giornata era una sintesi perfetta di tutti i doni che la stagione può portare: l'aria trasparente come cristallo, la temperatura ancora mite, i colori che cominciano a screziarsi e l'indefinibile compiutezza di un ciclo che si avvia alla fine, ancora una volta.
C'è da essere grati. Lo siamo davvero.


mercoledì 15 ottobre 2014

Cose Serie!

C'era una volta un libro aperto. E una tenda, con dentro noi due. Solitamente leggeva Dile, io preferivo ascoltare.
Finivamo circa 3 libri l'anno, che moltiplicati per sette anni di fidanzamento fanno ben ventuno tomi!
Leggevamo di tutto, da Chesterton a Winnie Pooh, dalla sconosciuta Gladys Hasty Carrol a Dickens.

A volte vedevamo dei film al computer, è vero, ma in tenda era complicato, e la vecchia cellulosa trionfava infine sui pixel.
Ma da quando stiamo al caldo tra le nostre mura di mattoni e cemento armato, piano piano la carta ha cominciato a perdere punti. Mentre si mangia, ad esempio, è difficile poter leggere a voce alta (lo fanno i monaci, d'accordo, ma lì chi legge non mangia con gli altri!) Mentre si stira, sarebbe più facile. Ma solitamente stiriamo verso l'una di notte, e concorderete che leggere a quell'ora può essere stancante.

Così, già dai primi mesi di matrimonio abbiamo cominciato a vedere molti film. Dile aveva già una discreta cultura, mentre io piano piano me la sono fatta, anche grazie a lei: infatti mia moglie sarebbe capace di rivedere lo stesso film anche per una settimana intera, una volta o due al giorno. Non si presenta mai il problema del "ma questo l''ho già visto", anzi piuttosto lei pensa "Proprio perché questo film l'ho già visto, adesso possiamo rivederlo insieme; così posso spiegarti meglio tutto quello che succede, perché tu non lo conosci bene quanto me" (e, sottinteso, non potresti mai capirlo davvero senza il mio aiuto). 

Poi è arrivato il giorno in cui, mentre lei stava cucinando e io ero al piano di sopra, l'ho sentita improvvisamente ridere a crepapelle. È successo almeno quattro volte in un minuto, al che mi sono impaurito. Sarà stata punta da una tarantola? Starà sbucciando una strana cipolla OGM?

No. Stava guardando "La vita secondo Jim". La prima serie di una lunga serie di serie. 
Abbiamo iniziato così a familiarizzare con questo nuovo format, che ben si addice ad una vita matrimoniale segnata da continuità e quotidianità: mentre un film finisce in due ore, dunque potrebbe andar bene per un'avventura di una notte, o al massimo per incontri sporadici (chiamiamola modalità "Fast&Furious"), una serie invece va assaporata piano piano, giorno dopo giorno, e necessita di una certa costanza e di un certo impegno, caratteristiche tipiche di una stabile vita di coppia (chiamiamola, sempre per restare in tema, modalità "Person of Interest").
La serie ha anche il vantaggio che una puntata dura al massimo un'ora, dunque è perfetta per un pranzo o una cena insieme. Insomma, l' "un po' per volta" della serie ha vinto sul "tutto e subito" dei film.

Cosa abbiamo guardato e/o stiamo guardando? Un po' di tutto, a seconda degli stati d'animo, del grado di stanchezza, del tempo a disposizione. Ad esempio, se abbiamo voglia di spegnere il cervello e riempirci gli occhi di una bella fotografia, allora Downton Abbey è perfetta. Se siamo colti da un improvviso desiderio di maternità/paternità, guardiamo Call the Midwife. Se invece vince il nostro lato epic-fantasy-metal, beh, Game of Thrones sia!

A volte, invece, siamo così presi da una serie da non riuscire a guardare altro, da fare tardi a tavola solo per vedere "un'altra puntata" (che poi diventano due), da sperare che magicamente le puntate di una stagione raddoppino: ci è successo con Person of Interest – un vero capolavoro – e, ultimamente, con Big Bang Theory.

Anzi, ora basta con questo post. Dile, accendiiiiiiiiiiii!!!!!


lunedì 6 ottobre 2014

La conserva di settembre



Settembre. Andiamo, è tempo di conserva.
Damiano è sul punto di essere investito dal Fuoco Sacro. Basta pochissimo perché la Fiamma divampi, e la scintilla è procurata da una cassetta contenente venti chili (!!) di pomodori, che arriva per vie misteriose in casa nostra. Dunque, è deciso. Conserva sia. Così facevano un tempo, e noi non ignoreremo le tradizioni dei Nostri Padri (o, come è molto più probabile, delle Nostre Madri).
Dai recessi più alti della cucina, discende la Grande Pentola Blu, che abitava in questa casa prima di tutte le altre pentole e persino prima di noi, quando ancora la cucina era usata come luogo ideale per cene tra amici e pastasciutte per venti persone.
Damiano è instancabile. Svariati chili di verdure complementari (carote, sedani, cipolle) vengono affettati e sminuzzati. Boschetti di basilico nevicano fluttuando nella pentola. Poi il pezzo forte.
Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori!



Tagliati grossolanamente eliminando eventuali ammaccature e gettati nel calderone. Un chilo dopo l'altro.
Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori!
Senza fermarsi, senza pietà.
Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori!
La cosa mi sta già nauseando, ma non siamo che all'inizio.
Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori! Pomodori!
Meglio cambiare occupazione (Damiano continua imperterrito). Vado a controllare lo stato dei barattoli.
Mi sembra che ne abbiamo un numero soddisfacente, considerato che in questo periodo dell'anno tutta la conserva dell'anno scorso e gran parte delle marmellate sono finite. Alcune capsule, però sono da ricomprare, inoltre Damiano decreta che non siamo neanche lontanamente vicini al numero opportuno per la grande impresa di oggi. 



Il barattolo che contiene il caffè viene svuotato e lavato. Lo stesso accade a quello che contiene il detersivo in polvere per la lavastoviglie. I barattoli di incerta sicurezza per quanto riguarda il sottovuoto sono scartati con disprezzo: buoni al massimo per le olive sottolio, è il verdetto. Si cercano barattoli in prestito, si conduce una campagna acquisti.
Intanto sono già iniziati i primi turni di bollitura, due o tre barattoli alla volta in pentole minori foderate di canovacci e riempite d'acqua, accanto alle quali troneggia spaventosa la Pentola Blu, dentro la quale si stanno sfacendo i pomodori.


Tra l'acqua e la conserva, nuvole di vapore si levano in cucina, ed è chiaro ed evidente che nessun nucleo familiare ha bisogno di aspirare ad una sauna, se solo si prende la briga di preparare la conserva. Spero che il tutto si riveli benefico per ripulire dalle impurità i pori della mia pelle, se non altro.
E' giunto il momento di passare il contenuto della Pentola Blu attraverso il "mulinetto" a manovella appositamente studiato, per separare le Bucce dalla Polpa, che cade gocciolando in altre pentole. E' un processo lunghetto, che potremmo riassumere così: 
Pomodori cotti! Pomodori cotti! Gira la manovella! Gira la manovella! Gira la manovella! Elimina l'eccesso di bucce che sta intasando il mulinetto! Pomodori cotti! Pomodori cotti… 
...e via discorrendo. Le macchie rossastre sparse per la cucina sono il set perfetto per un film pulp. Liberata dalle bucce, la conserva deve sobbollire fino a restringersi, mentre, per non rimanere con le mani in mano, si procede con la sterilizzazione dei barattoli (ustioni più o meno gravi nel recuperare i barattoli dall'acqua bollente per sostituirli, senza contaminarli).
E ora il momento del travaso. Operazione millimetrica, silenzio, neanche una goccia deve contaminare la Purezza Sterile dell'imboccatura del barattolo, per evitare che proliferazioni batteriche compromettano la longevità della conserva. Mano a mano che la delicata procedura riempie un barattolo dopo l'altro, li si rimette a testa in giù nell'acqua bollente  per ulteriore precauzione e per creare il sottovuoto. Dieci minuti e… togliere. Lasciare spazio a qualcun altro. Come soldatini, vengono tutti posizionati uno accanto all'altro, e infine giunge il momento di spegnere i fornelli.
E fu sera e fu mattina. Primo giorno.
La frescura del mattino ci è di sostegno quando scendiamo in cucina per la seconda mandata del lavoro (resta ancora quasi la metà dei pomodori). Ai nostri occhi appare una specie di campo di battaglia, l'aroma di pomodoro è così intenso che, anche se si sta mangiando pane e marmellata a colazione, annaspando tra un barattolo e un mestolo e le carote pronte ad essere sminuzzate, l'impressione è di mangiare pane e conserva di pomodoro. Nel desolato panorama di stracci umidi, cucchiai sporchi, barattoli da usare, pentole mezzo lavate, si riparte, con la buona volontà in picchiata.



Pomodori! Pomodori! Pomodori! Barattoli! Barattoli! Barattoli! Pomodori! Pomodori! Mulinetto! Polpa! Polpa! Barattoli! Barattoli! Polpa! Barattoli! Polpa! Barattoli!
Consapevoli che ogni residua volontà di fare alcunchè sarà perduta non appena l'ultimo barattolo pieno sarà posizionato sul tavolo a testa in giù, mentre il processo si avvia alla fine si attiva la retroguardia che cancella le tracce: lavastoviglie stipata, quello che non c'entra lavato a mano, piani della cucina strofinati, mucchi di bucce gettate nel compost, canovacci bolliti e ribolliti stesi ad asciugare.



E ci siamo quasi! Stiamo scrivendo le etichette! Ne mancano quattro… tre… due… una…

Ok. E' fatta.
Suonano alla porta. E' Roberto, il babbo/suocero. Volete dei pomodori?
Non voglio più vedere pomodori in vita mia.