Il nostro giardino
d'autunno è quieto, nei giorni giusti ancora luminoso, con l'erba ancora verde
e il noce che sfuma nel giallo e comincia a perdere le foglie. Sul finire
dell'estate è stato il momento delle noci fresche, ora arrivano le melograne:
abbiamo ben due melograni che fruttificano abbondantemente, mentre già stanno
ingiallendo, e il diradarsi delle fronde mette in mostra le spine insidiose
(staccare i frutti non è semplice e si rischia di pungersi).
L'olivo,
nell'angolo più remoto, si prepara al suo momento (poca roba, quest'anno, è il
cruccio di tutti da queste parti). Probabilmente raccoglieremo le poche olive
che stanno crescendo sui rami per metterle sott'olio. La siepe… no, in realtà
non è cresciuta molto. Ancora raggiunge a malapena l'altezza della ringhiera e
siamo attualmente esposti agli sguardi di tutti i passanti: non è certo un
male, ma esteticamente è meno bello. Restiamo comunque fiduciosi. Magari avrà
un exploit la prossima primavera (o mai). I gerani sono sfioriti prima della
fine dell'estate (sospetto a causa del mio pollice nero) e ora quello che ne
resta riposa interrato nei vasi.
Domenica è stata una
giornata magnifica, calda, luminosa e dorata, che finiva per accendere di
bellezza anche le foglie secche sul prato, non umide, ma croccanti e rigide
come sculture naturali, accanto a qualche fiore che nel clima mite resiste
impavido. Ai piedi del noce ho persino trovato una fragolina di bosco
assolutamente fuori stagione, perfettamente matura, e me la sono mangiata con
voluttà.
In pieno rigoglio
nell'angolo della compostiera ci sono i topinambur, che crescono e fioriscono
in questo periodo scomparendo poi per il resto dell'anno: sono altissimi steli
duri e fibrosi, con foglie ruvide e grandi fiori gialli, gialli, gialli, simili
a girasoli, delle macchie di colore quasi violente, che in questi giorni si
notano un po' ovunque dalle nostre parti: sui cigli delle strade, dietro un
muretto, che fanno capolino da una siepe. Il topinambur è un infestante, ed è
riuscito ad insinuarsi anche nel nostro giardino, ma non è un ospite sgradito:
ci godiamo i fiori che diventano un ornamento autunnale anche in casa e ci
mangiamo le radici, che sono commestibili, simili alle patate (più globose e
scabre, però) e con un sapore delicato che ricorda il carciofo: ottime da fare
in padella. Col sopraggiungere dell'inverno il tutto sfiorirà e seccherà,
scomparendo senza lasciare traccia fino al prossimo ottobre. E sarebbe stato un
peccato non fissare la nostra attenzione su questa pianta clandestina, come
certo avremmo fatto se un'amica che conosce ogni erba non ce la avesse fatta
notare: grazie a Miriam ora accogliamo il topinambur quando rispunta fuori come
un vecchio amico, il compagno sgargiante dei nostri autunni in Via delle Cose
Nuove.
Nell'orto, Damiano
ha tolto le piante di pomodori, che hanno continuato a fruttificare fino
all'ultimo, ha zappato e piantato le nuove colture invernali, che per adesso si
godono un sole insperato in questo periodo. Sono cavolfiori, cavolo nero,
broccoli, qualche porro. Li aspettiamo pregustando zuppe e stufati quando il tempo sarà molto più inclemente.
Oggi il cielo
limpido sorrideva sul nostro giardino piccolo che si prepara per un altro
inverno, e la giornata era una sintesi perfetta di tutti i doni che la stagione
può portare: l'aria trasparente come cristallo, la temperatura ancora mite, i
colori che cominciano a screziarsi e l'indefinibile compiutezza di un ciclo che
si avvia alla fine, ancora una volta.
C'è da essere grati.
Lo siamo davvero.
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