Da queste parti
abbiamo avuto un luglio incredibilmente faticoso, tra impegni, scadenze e cose
da preparare e portare a termine, così alieno dall'idea di vacanza che i
bambini che passavano per la strada ad ore incongrue (ossia scolastiche)
sembravano alieni sbarcati in villeggiatura fuori tempo. Magari ve ne siete
accorti, visto che il blog è rimasto abbandonato. Tutto è coperto da una patina
di polvere. At-chouuu! Ora facciamo un
po' di pulizia.
Ma soprattutto
abbiamo avuto un luglio caldo. Il più
caldo da anni a questa parte a quanto sembra dai notiziari, sicuramente il più
caldo che abbiamo mai trascorso qui in Via delle Cose Nuove.
Questa non è stata
granché come Cosa Nuova. E' stata più che altro una specie di lungo incubo.
La nostra amata
Casina è calda. Stanze piccole, cubatura ridotta. Non c'è solaio: le stanze del
piano terreno hanno il soffitto che segue la curvatura del tetto. Quasi tutte
le finestre rivolte da un solo lato, l'ovest, porta d'ingresso a vetri stile
serra. Il modello ideale per diventare un piccolo fornetto arroventato a
energia solare nelle lunghe ore dei pomeriggi estivi.
Ma con indomito
coraggio e grande disciplina noi abbiamo sempre combattuto coraggiosamente i
calori estivi con astute tecniche che fin'ora avevano più o meno funzionato.
Tende pesanti alle vetrate e gestione nazi della circolazione d'aria: tutto
viene spalancato alla sera, con i listelli delle persiane orizzontali, le porte
tenute aperte e la nostra unica finestra diversamente orientata (quella del
bagno) incoraggiata con preghiere e suppliche perché crei corrente, e tutto
viene chiuso ermeticamente al mattino per conservare la frescura della notte,
stanze buie e tappate come barattoli di conserva, porte chiuse, trasferimento
di tutte le attività che è possibile trasferire giù nella cucina, che è
seminterrata.
Niente di tutto
questo ha funzionato quest'estate. La temperatura interna è presto sfuggita al
nostro controllo. Troppa poca escursione termica tra il giorno e la notte
impediva alla Casina di raffreddarsi, mentre di giorno venivano raggiunti e
superati i 35° all'esterno.
Come se non bastasse avevamo la testa altrove, ed
era un susseguirsi di errori fatali: uscire la sera verso il tramonto per
qualche impegno dimenticandosi di aprire le finestre e perdendo così ore di
prezioso raffreddamento (per non parlare dei gioiosi rientri a tarda sera
quando toccava per conseguenza annaspare nel microclima tropicale della casa
fino alle finestre ancora da spalancare, maledicendosi per la dimenticanza). O
svegliarsi la mattina rendendosi conto che era già
troppo caldo, che tutto avrebbe già dovuto essere chiuso da ore.
Potrei continuare a
descrivervi le piacevolezze di un luglio caldo in una casa piccola e calda, ma dubito che ce ne sia bisogno. E poi
diciamocelo: fino a non molti anni fa i nostri lugli erano mesi di vacanza da
trascorrere al mare o in montagna. Non credo di essermi ancora abituata alla
fine di questa sana e riposante abitudine.
Anche quando
dall'inesauribile casa dei miei suoceri è saltato fuori un ventilatore, il
poveretto non ha potuto far altro che, sì e no, annullare l'effetto dei monitor
dei nostri computer. Mai scritto con così tanti refusi in vita mia: le dita
sudate dal calore del notebook scivolavano sui tasti. Due docce al giorno.
Basta, siamo pronti
a tutto. Idee bizzarre pronte ad essere vagliate. La prima: ghiaccio su una
ciotola davanti al ventilatore. Dicono che funziona. Il nostro si è sciolto
troppo presto per giudicare e non è che possiamo produrne quantità industriali.
Il pratone di Vallombrosa |
Ed ecco l'idea del
secolo. Anni di scoutismo non sono trascorsi invano. E nemmeno anni di
fidanzamento prima di possedere una casa. Una sera rientriamo da una cena
godendoci la frescura notturna (ossia una temperatura che in altri periodi ci
sembrerebbe soffocante ma che ora ci sta ritemprando) e la nostra voglia di
rientrare nella casetta-forno è pari a zero. Rimarremmo nel nostro fazzoletto
di giardino a leggere sotto la luce esterna per sempre, come vittime
sacrificali offerte alle zanzare. O magari con un cuscino si schiaccia un bel
sonnellino… Anzi... dormiamo in giardino!!!!!
Cosa ce lo impedisce? Abbiamo una tenda two-seconds
(che per chi non lo sapesse è un gioiellino che si monta da sé), e torce,
isolanti etc. da riempirci scaffali interi, cosa stiamo aspettando? Si fa. Ci
portiamo le lenzuola del nostro letto, cuscini, una bottiglia d'acqua, lo spray
antizanzare. Notte perfetta. Al mattino emergiamo come barboni (ma barboni
felici) sotto lo sguardo attonito della vicina (la siepe non è ancora
abbastanza alta).
Poi, folli
d'entusiasmo, ripetiamo l'esperimento con un upgrade: tenda spalancata
completamente e la zanzariera che normalmente pende sopra il nostro letto come
un baldacchino sistemata a proteggerci dagli insetti. Una favola.
Io già progetto un
upgrade ulteriore (dormire semplicemente sotto
la zanzariera, appendendola ad un ramo del noce). Ma qualcuno lassù deve
aver colto il messaggio, perché è
arrivato il temporale, ed abbiamo avuto una tregua. Ad ogni modo ora lo sappiamo. In fondo a che altro serve un giardino?
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