Io leggo moltissimo,
e se mi chiedeste qual è il mio libro preferito avrei qualche difficoltà a
rispondere. Ma quando mi chiedono qual è il mio autore
preferito sparo un nome prima ancora che si sia finito di pronunciare la
domanda. Il mio autore preferito è Gilbert Keith Chesterton. Il 29 maggio era
il suo compleanno: avrebbe compiuto 141 anni, ma è morto nel 1936.
Provo un amore così
sconfinato per quest'uomo che mi riesce difficile parlarne. O meglio, mi è
difficile esaurirne l'argomento nello spazio di un post sul blog. Eppure,
Chesterton ha molto a che fare con questo blog. E io proverò a raccontare
qualcosa di lui, così come viene.
Chesterton è stato
un uomo con la stazza di un pachiderma di medie dimensioni, alto oltre un metro
e novanta e pesante 130 chili, capelli ricci e grandi baffi, scrittore,
giornalista e polemista inglese. Aveva un sorriso sgangherato e contagioso, una
vena polemica acutissima e implacabile, una mente brillante e indagatrice, una
penna spiritosa, imprevedibile ed esplosiva come un fuoco artificiale. E la
cosa più bella è che sposava queste caratteristiche ad un amore allegro e
profondo per il mondo e per gli uomini, senza traccia di snobismo culturale, di
intellettualismo o di disprezzo per alcun aspetto della vita.
Aveva la
poliedricità del genio e viveva con la felicità della persona più semplice del
mondo. Si potrebbe riempire un libro solo di aneddoti su di lui. Conobbe la
ragazza che diventò sua moglie a un ricevimento: le disse qualche generica
frase su come fosse bella la luna quella sera. Lei, che si chiamava Frances e
aveva i capelli rosso fiamma, ribatté recisamente che non sopportava la luna,
né affermazioni di quel genere. Gilbert era già conquistato. Del resto fu
sempre attratto da persone che la pensavano in modo molto diverso da lui.
Recitò come attore in un film (sfortunatamente
mai prodotto!) nel 1914, a fianco di George Bernard Shaw (!). Il regista del
film era Barrie, l'autore di Peter Pan(!!).
E il film era un western (!!!) -
purtroppo ce ne restano solo alcune esilaranti fotografie di scena. Shaw era un
nemico-amico con cui non condivideva praticamente una sola opinione, un ateo
puritano e astemio, magro come un chiodo. Gilbert, un grassissimo cattolico in pectore (si convertì ufficialmente solo
nel 1922) grande estimatore della birra, era il suo opposto in tutto e i due
amavano sfidarsi in duelli retorici aperti al pubblico, un pubblico ben felice
di pagare per vedere e ascoltare le loro
diatribe argutissime. Gilbert fu amico tutta la vita di persone dalle idee
spesso diametralmente opposte alle sue, con le quali era in polemica continua
ma che stimava e che lo stimavano profondamente. Scrisse un libro intitolato Eretici, che è una raccolta di saggi polemici
contro alcuni dei più importanti intellettuali del suo tempo: e buona parte dei
destinatari dei suoi strali nel libro erano suoi amici. Da sinistra, G. B. Shaw, H. Belloc e Gilbert |
Dalle colonne dei
numerosi giornali che fondò, diresse o ai quali semplicemente collaborò nel
corso della sua vita, espresse la sua opinione su una miriade di argomenti di
attualità, con uno sguardo così lucido e profondo sulla realtà che moltissimi
di questi articoli sono attuali in maniera sconcertante ancora oggi, a un
secolo di distanza. Si battè contro l'eugenetica in un'epoca in cui era
un'opinione alla moda, un po' come oggi (ma almeno i contemporanei di Gilbert
avevano l'attenuante di non aver mai visto il nazismo all'opera). Avversava il
capitalismo e il socialismo e promuoveva il distributismo, una dottrina
economico-sociale da lui stesso formulata insieme ad alcuni amici, il più
importante dei quali, Hilaire Belloc fu come un fratello per Gilbert fino alla
sua morte (i due erano legati da un'amicizia e da un sodalizio intellettuale
così stretti che Bernard Shaw li definiva i "Chesterbelloc").
Ma scrisse anche di
letteratura, con amore e acume. Per esempio, amava Dickens, e compose una serie
di brevi saggi introduttivi alle sue opere che sono ancora oggi magnifici. Tra
l'altro, se l'era goduta un mondo quando gli era stato richiesto di impersonare
il giudice (Bernard Shaw era il presidente della giuria!) nel pubblico processo
"letterario" che nel 1914 cercò di stabilire quale fosse la soluzione
del Mistero di Edwin Drood, l'ultimo
romanzo di Dickens, rimasto incompiuto per la morte dell'autore (Gilbert
concluse il processo facendo arrestare
tutti i presenti per oltraggio alla corte!).
E poi è stato un
autore di narrativa magnifico, con un'inventiva ricca e una conoscenza
dell'umano stupefacente. Ha scritto racconti su racconti, spesso polizieschi
(un genere che amava molto e che lo divertiva tantissimo): i più famosi sono
quelli incentrati sul prete detective Padre Brown, conosciuti anche in Italia.
Ma la sua cifra, almeno per me, sono i romanzi, che per originalità,
brillantezza e forza sono punti esclamativi nella mia storia di lettrice, da L'uomo che fu Giovedì a L'Osteria Volante a Il Napoleone di Notting Hill.
Fino a Uomovivo, che è il suo capolavoro e il suo
manifesto. Ma anche la radice di questo blog.
Uomovivo
è la storia di una tranquilla realtà di provincia sconquassata dall'arrivo un
uomo eccentrico che ama la sua vita riscoprendola sempre come nuova in tutti i
suoi aspetti, sfrenato ed esuberante, ma anche molto saggio, nel penetrare come
un ladro in casa sua, nell'arrivare come uno straniero nel suo stesso paese
dopo aver fatto il giro del mondo e nel rapire per una fuga d'amore la sua
stessa moglie.
E' facile accorgersi
che il vero Uomovivo era proprio Gilbert. E anche in Via delle Cose Nuove vogliamo vivere con questo desiderio d'allegria e d'infinito nel cuore, che rende nuova, curiosa e bella ogni cosa - ogni minimo aspetto della vita.
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